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Mancano infermieri nelle RSA: ora si reclutano direttamente in Sudamerica ed Est Europa

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Mancano infermieri nelle RSA: ora si reclutano direttamente in Sudamerica ed Est Europa
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Mancano infermieri nelle case di riposo e i buchi di organico sono ormai voragini
 che costringono le strutture a cercare lavoratori in Sud America o nell’Est Europa. «Non so come riusciremo a continuare a garantire il servizio — denuncia Battista Camporese, amministratore delegato della Relaxxi di Noale — le Usl continuano a fare bandi per infermieri e a sottrarli alle case di riposo. A me ne mancano otto. Ci stiamo muovendo per reperirli in Albania e in Ucraina perché qui non si trovano». Al Monumento ai Caduti a San Donà e all’Adele Zara di Mira ne mancano sette.«Tamponiamo con società esterne che ci forniscono ogni tanto personale a spot, ma non basta — spiega Paolo Dalla Bella, ad del Monumento e presidente delle coop che gestisce l’Adele Zara — Stiamo valutando di rivolgersi ad agenzie per trovare infermieri nell’Est Europa o in Sud America». 

«I bandi delle Usl svuotano le case di riposo»

Il problema — sottolinea Uripa (Unione regionale istituti per anziani) — è che le Usl, per l’emergenza, hanno fatto bandi di assunzione per infermieri e quelli in forza alle case di riposo hanno preso la palla al balzo ingolositi da stipendi più elevati. Le Usl, da parte loro, stanno fornendo personale in supporto alle strutture più in difficoltà, ma le carenze di organico sono ormai voragini diffuse. «A dicembre, nel Veneziano, le case di riposo potevano contare su circa 350 infermieri a fronte dei 500 che servivano — ricorda Roberto Volpe, presidente Uripa — ma in questi mesi la situazione è ulteriormente peggiorata perché sono scesi sotto i 300». La carenza non riguarda solo le Ipab più piccole.

In crisi non solo le più piccole

Il gruppo Sereni Orizzonti che gestisce la San Giorgio di Marcon, la San Martino di Torre di Mosto e la San Sebastiano di Cinto Caomaggiore sta cercando 25 operatori sociosanitari e 15 infermieri. Anche Ipav la situazione non è rosea. «A fine mese alcuni infermieri ci lasceranno per andare in Usl — precisa Andrea Zampieri, direttore del Centro servivi — Ne stiamo cercando anche noi, ce ne servirebbero una decina». Le case di riposo sono così costrette a guardare all’estero sfruttando la direttiva del governo che consente di assumere infermieri extra-Ue — anche se il loro titolo non è riconosciuto in Italia — purché iscritti all’ordine del loro Paese (cosa che ha sollevato polemiche sulle competenze).La possibilità — che scade a fine anno; dopo questi infermieri non possono più lavorare — è stata già utilizzata da diverse strutture. Ma le carenze stanno anche creando tensioni. «Alla San Giorgio di Marcon continua lo stato di agitazione — dice Pietro Polo, Uil — e adesso lo proclamiamo anche agli Anni Azzurri di Favaro e Quarto d’Altino. Manca personale e l’organizzazione del lavoro è insostenibile». Come fermare l’esodo di infermieri verso le Usl? «I contratti delle case di riposo devono essere adeguati a quelli del pubblico — ribadisce Paolo Lubiato, Cisl — ricordo che la carenza di organico si aggraverà con le sospensioni dei sanitari non vaccinati». 

I sanitari non vaccinati 

Anche perché i numeri dei sanitari non vaccinati residenti nell’area Usl 3 sono elevati: duemila, 600 dipendenti di aziende sanitarie (di cui 450 della Serenissima) e 1.400 «di altre strutture non pubbliche — precisa il direttore generale dell’Usl 3 Edgardo Contato — del privato, case di riposo e soggetti che erogano servizi sanitari. Tutte queste persone saranno diffidate a vaccinarsi, poi dovremo prendere i provvedimenti previsti dalla legge». Che significa che chi non si vaccinerà sarà dimensionato o sospeso, in un momento in cui le Usl sono nel vivo della campagna vaccinale. Su questo fronte, ieri il camper ambulatorio della Serenissima era davanti alle spiagge, nello stabilimento Astoria di Sottomarina. Sono state vaccinate cento persone e una su cinque era un turista proveniente da un’altra provincia veneta. Il camper sarà a Sottomarina anche oggi e domani. La campagna prosegue anche nell’Usl 4 che ha somministrato circa 185 mila dosi: sei residenti su dieci del Veneto Orientale hanno ricevuto almeno la prima iniezione, il 35 per cento ha completato il ciclo.

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