Nel nostro Paese 3,7 milioni di persone hanno una diagnosi di patologia oncologica. Di queste, circa un terzo è in età lavorativa. Le nuove diagnosi ogni anno sono circa 390mila e anche tra queste circa un terzo riguarda persone in età lavorativa. Dati che richiamano l’attenzione sul tema della tutela del lavoro.
L’8 luglio scorso il Senato ha approvato il Ddl n. 1430, recante “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche”.
La rivista L’Infermiere, organo ufficiale della Fnopi, è entrata nel merito delle disposizioni introdotte dal Disegno di legge con l’avvocato Elisabetta Iannelli, segretario generale della Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (FAVO).
“Con questo provvedimento aumentano gli strumenti di tutela dei lavoratori che si ammalano di cancro. Mi riferisco al problema della conservazione del posto di lavoro e dello stipendio, che si presenta quando ci si deve assentare per lunghi periodi per necessità di cura. Esistono già alcune tutele, ma non sempre sono sufficienti. La nuova legge, che deve essere ancora pubblicata in gazzetta Ufficiale, prevede che per i dipendenti pubblici e privati un allungamento del periodo di comporto, durante il quale il datore di lavoro non può liccenziare il lavoratore assente. Sono stati infatti aggiunti 24 mesi per tutti i lavoratori con invalidità pari almeno al 74%”.
Continua Iannelli: “In questo biennio, che può essere fruito anche per periodi frazionati, il lavoratore conserva il posto, ma senza retribuzione. E non sono previsti contributi, nemmeno figurativi, salva la possibilità di versarli spontaneamente per non perdere l’anzianità contributiva. Al termine di questo periodo di congedo non retribuito il dipendente può tornare al lavoro, sfruttando una corsia preferenziale per lo smart working, come già previsto da precedenti normative e ora ribadito per i malati oncologici. Inoltre è prevista una forma di tutela per i lavoratori autonomi, solitamente meno tutelati in caso di malattie gravi. Per loro è possibile sospendere le committenze per 300 giorni all’anno”.
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Redazione Nurse Times
Fonte
L’Infermiere – Notiziario Aggiornamenti Professionali
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