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Mal di gola da streptococco: conosciamolo meglio

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Mal di gola da streptococco: conosciamolo meglio
Cute five years old girl visiting doctor's office. Sitting on the table while doctor exams her. Sore throat complain.
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Una guida proposta dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ci aiuta a conoscere meglio il mal di gola causato dallo streptococco.

Il mal di gola causato dallo streptococco va diagnosticato con il tampone faringeo e curato con antibiotici.

Cos’è e quali sono le cause

Il mal di gola è uno dei sintomi più frequenti nei bambini e negli adulti, quando si ha un’infezione delle alte vie respiratorie. Nella maggioranza dei casi, il mal di gola ha un’origine virale e pertanto non necessita di antibiotici. Solo in 3 bambini su 10, il mal di gola è causato dallo streptococco di gruppo A.

Il dolore tipico del mal di gola è un segno dell’infiammazione che può coinvolgere solamente la faringe (faringite) oppure anche le tonsille (faringotonsillite). Di solito, le faringiti e le faringotonsilliti causate da virus sono accompagnate da altri segni tipici delle malattie virali, come il raffreddore, la congiuntivite, la raucedine o la diarrea.

In caso di mal di gola, le tonsille possono essere aumentate di volume, arrossate e ricoperte da un materiale biancastro. Il termine tecnico è essudato: si tratta delle cosiddette placche biancastre causate dalla reazione del sistema immunitario all’infezione.

Le placche non sono sinonimo di streptococco. Possono comparire anche nelle faringotonsilliti di origine virale (per esempio nella mononucleosi, o nelle infezioni da adenovirus). Per questo, se ci sono placche sulle tonsille, non bisogna mai iniziare l’antibiotico senza prima aver verificato la presenza dello streptococco con un tampone.

Quando è streptococco

Purtroppo nemmeno il pediatra più esperto, con la sola visita è in grado di affermare con certezza se la faringotonsillite è causata o meno dallo streptococco. Per la diagnosi, occorre dimostrare la presenza dello streptococco con il tampone. Le faringotonsilliti da streptococco beta emolitico di gruppo A (SBEGA) sono le uniche che richiedono un trattamento antibiotico. Non bisogna mai iniziare la terapia antibiotica se non è stato prima eseguito un tampone.

Come si cura

La terapia può abbreviare e attenuare il mal di gola, ma ha principalmente lo scopo di prevenire le complicanze, come la malattia reumatica, la glomerulonefrite acuta post-infettiva o la PANDAS (dall’inglese Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal Infections, vale a dire disturbi neuropsichiatrici infantili autoimmuni associati a infezioni da streptococco).

La malattia reumatica, che si presenta con febbre, dolori e gonfiori articolari e che coinvolge spesso il cuore, si manifesta dopo un’infezione da streptococco beta-emolitico di gruppo A. Colpisce con maggiore frequenza i bambini fra i 5 e i 15 anni, mentre al di sotto dei 4 anni è rara.

Per garantire la prevenzione della malattia reumatica, la terapia antibiotica deve essere iniziata entro 9 giorni dall’inizio del mal di gola. Quindi non abbiamo fretta: per iniziare l’antibiotico, possiamo aspettare tranquillamente il risultato del tampone. L’antibiotico di scelta è sempre l’Amoxicillina. L’80% degli streptococchi è resistente agli antibiotici appartenenti alla classe dei macrolidi (tipo la Claritromicina o l’Azitromicina) che quindi vanno evitati.

La glomerulonefrite acuta post-infettiva è caratterizzata dalla comparsa di urine di colore scuro, segno della presenza di globuli rossi, di ipertensione arteriosa, di tumefazioni (edemi) e di una contrazione dell’emissione di urina.

I portatori di streptococco

Esiste un’alta frequenza di portatori di streptococco. In altre parole, il batterio è presente nella gola di una percentuale di bambini tra il 5 e il 20% senza causare una vera e propria infezione. Nei portatori di streptococco la terapia è completamente inefficace. Per questo, non ha senso trattare un bambino con tampone positivo, ma senza sintomi (quindi senza mal di gola e senza febbre). Per la stessa ragione, è altrettanto futile eseguire un tampone alla fine della terapia antibiotica.

Redazione Nurse Times

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