Il direttiore generale dell’Agenzia italiana del farmaco è ottimista sugli effetti della campagna vaccinale in Italia.
“A gennaio entreremo a regime: riceveremo mezzo milione di dosi a settimana. A fine mese avremo ospedali senza Covid. A fine febbraio avremo Rsa senza Covid”. Così Nicola Magrini, di rettore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), in un’intervista rilasciata a Repubblica in merito alla campagna vaccinale contro il coronavirus.
“Finora l’organizzazione è andata molto bene – prosegue –. Il piano vaccini funziona. Piccoli ritardi nella consegna degli aghi sono stati risolti rapidamente. Per quanto riguarda invece gli effetti collaterali riscontrati c’è stato un caso di paralisi facciale, di breve durata, legata alla componente lipidica del vaccino. L’avevamo riscontrata anche negli studi clinici. Grazie al vaccino potrebbe essere l’ultimo anno della pandemia, ma solo se, come fu per vaiolo e polio, tutti i Paesi saranno uniti nello sforzo di solidarietà. E se saranno inclusi anche Sud del mondo e Africa”.
In merito ai tempi brevi con i quali BioNTech aprirà un nuovo impianto a Marburgo, possiamo fidarci: “Ogni impianto è controllato e certificato dalle autorità regolatorie. La linea produttiva che ci dà i vaccini oggi è stata messa in piedi quattro o cinque mesi fa. Marburgo ci darà le sue fiale nell’ultimo trimestre del 2021, suppongo. Ci vorrà ancora un po’ per la vaccinazione di massa”.
E ancora: “Il nuovo anno sarà sicuramente migliore del vecchio. Abbiamo voltato pagina. Il 6 gennaio aspettiamo Moderna. I suoi test hanno portato dati ottimi, anche se darà solo 160 milioni di dosi. Le disponibilità maggiori erano attese da tre ditte. Sanofi ha posposto i risultati e arriverà dopo l’estate. Johnson&Johnson è attesa per fine marzo. AstraZeneca sembrava essere in anticipo, ma ha incontrato alcune difficoltà, imputabili solo a lei, che l’hanno rallentata. L’Agenzia europea dei medicinali, l’Ema, ha ricevuto i suoi dati, ma avrà bisogno di almeno tre settimane per valutarli. Servirà cautela nella loro analisi”.
Continua Magrini: “I risultati sono in parte incoerenti. Un piccolo sottogruppo di 1.400 volontari ha ricevuto mezza dose e ha registrato un’efficacia maggiore rispetto alla dose intera. Ma poi la Gran Bretagna, che ha già approvato il vaccino, ha scelto di somministrare la dose intera. Nei risultati pubblicati sulla rivista Lancet, poi, compaiono due eventi avversi di mielite, un disturbo neurologico. Dobbiamo vederci chiaro e valutare bene rischi e benefici. Potrebbe aprirsi un dilemma etico non indifferente. L’Ema ha il compito di autorizzare un vaccino. Ma a noi dell’Aifa spetta decidere a chi assegnare il vaccino di AstraZeneca oppure gli altri due di Pfizer e Moderna. Dovremo stabilire a chi destinare ciascun prodotto, e non sarà facile, di fronte a valori di efficacia potenzialmente diversi. A fine gennaio, quando arriverà la valutazione dell’Ema, dovremo riflettere bene, anche in base all’andamento dell’epidemia e a quanta urgenza avremo di abbassare il numero di morti e contagi, su come rendere disponibili i vari vaccini”.
Il dg dell’Aifa escude che possano essere i cittadini a scegliere: “Per questo dobbiamo essere cauti nel valutare a quali categorie assegnare ciascun vaccino. Gli inglesi hanno seguito la linea opposta: agire presto, prima di tutto. È una scelta problematica, come quella di posporre la seconda dose per dare precedenza a chi ancora non ha ricevuto la prima”.
Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (Fda) approverà solo ad aprile AstraZeneca: “Questo perché, quando un’azienda chiede un’autorizzazione all’uso in emergenza, le autorità regolatorie vorrebbero ricevere i dati prima che vengano pubblicati su una rivista, come è avvenuto su Lancet , o comunicati sui giornali. Anche i problemi di dosaggio o relativi a eventi avversi dovrebbero essere discussi prima con le autorità regolatorie, poi sui mezzi di comunicazione. Altrimenti il dialogo diventa asimmetrico. Ora l’Ema, di cui l’Aifa è parte attiva, vorrà valutare i dati di AstraZeneca con prudenza e in profondità”.
Redazione Nurse Times
Lascia un commento