I senatori Elisa Pirro, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Bilancio di Palazzo Madama, Fabrizio Trentacoste e la deputata Marialucia Lorefice, presidente della commissione Affari Sociali della Camera dei deputati in una nota difendono l’approvazione nella manovra di bilancio dell’emendamento che deroga l’iscrizione all’albo per alcuni lavoratori della sanità.
“Nel nostro Paese ci sono persone che da decenni esercitano delle professioni all’interno del Servizio sanitario nazionale con competenza e dedizione, ma con l’entrata in vigore della legge Lorenzin, che prevede tra l’altro anche l’istituzione del nuovo ordine ultrapluriprofessionale, adesso rischiano la perdita dell’attività professionale o il licenziamento. Per questo si è reso necessario un intervento urgente, perché quel professionista per poter continuare ad esercitare deve iscriversi obbligatoriamente all’albo, altrimenti incorre nel reato di esercizio abusivo della professione e rischia il licenziamento”.
“Nella legge di Bilancio – proseguono – poniamo rimedio a una situazione molto complessa, ma ciò non comporterà l’equiparazione ai titoli per i quali è prevista l’iscrizione ai relativi albi professionali, bensì eviterà che professionisti di riconosciuta competenza perdano il posto di lavoro. Nello specifico, riconosciamo a coloro che attualmente esercitano una professione in assenza di titolo idoneo perché non obbligatorio prima dell’entrata in vigore della legge Lorenzin, la possibilità di continuare a svolgere la propria attività, sia nel caso di lavoro dipendente sia autonomo, purché abbiano svolto un’attività professionale per un periodo minimo di 36 mesi, anche non continuativi, negli ultimi 10 anni. Questi lavoratori dovranno essere iscritti, entro il 31 dicembre 2019, in elenchi speciali a esaurimento. Inoltre resta salva per il lavoratore in possesso di un titolo conseguito prima dell’entrata in vigore della legge 42 del 1999 la possibilità di regolarizzare la propria situazione partecipando alle procedure per il riconoscimento delle equivalenze, da attivarsi a cura delle Regioni”.
Infine, concludono, “a tutela dell’evoluzione del percorso formativo di chi opera nella sanità, si stabilisce che non potranno essere attivati corsi di formazione regionale per il rilascio di titoli ai fini dell’esercizio delle professioni sanitarie. Siamo riusciti a individuare una soluzione che permette di superare l’indeterminatezza del quadro giuridico normativo creato dai precedenti governi, ascoltando tutti gli attori coinvolti e mantenendo un’interlocuzione costante con il ministero della Salute. In questo modo tuteleremo tutte quelle persone che lavorano da decenni con professionalità e che ora rischiano di perdere il lavoro e allo stesso tempo vogliamo impedire che in futuro situazioni analoghe, frutto di norme che l’hanno permesso, non si ripetano più”.
Intanto nella giornata precedente l’AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti) scongiuravano l’approvazione dell’emendamento: “Se fosse approvato un emendamento simile nel maxi-emendamento del Governo assisteremmo al paradosso che chi ha lavorato come dipendente o autonomo svolgendo attività riconducibili a quelle di una professione sanitaria come il fisioterapista o altra professione, senza titoli di studio abilitanti all’esercizio, verrebbe iscritto in elenchi speciali, potendo così continuare ad esercitare abusivamente. È di per se già grave che un tema così delicato non sia stato minimamente discusso con le rappresentanze delle professioni sanitarie prima di presentare l’emendamento, ma se fosse approvato un emendamento simile nel maxi-emendamento del Governo assisteremmo al paradosso che chi ha lavorato come dipendente o autonomo svolgendo attività riconducibili a quelle di una professione sanitaria come il fisioterapista o altra professione, senza titoli di studio abilitanti all’esercizio, verrebbe iscritto in elenchi speciali, potendo così continuare ad esercitare abusivamente”.
Redazione NurseTimes
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