Riceviamo e pubblichiamo un comunicato firmato dai presidenti degli Ordini.
Gli infermieri lombardi rinunciano agli incentivi per consentire 250 nuove assunzioni. Questo uno dei titoli apparsi stamane sulla stampa. Sebbene sia un atto chiaramente volto a ottenere nuove risorse a supporto di un sistema da anni in sofferenza, il gesto desta non poche preoccupazioni in chi, come l’Ordine, è garante della professionalità degli infermieri.
“È un atto di collaborazione e alto senso di responsabilità”, ha affermato l’assessore al Welfare della Regione, Giulio Gallera. Risulta chiara la volontà di permettere l’ingresso nella professione e nel servizio pubblico di alcune centinaia di giovani professionisti che possano giungere in supporto di una situazione dove gli organici e l’innalzamento dell’età di chi è in servizio rende ogni giorno sempre più necessario e urgente un ricambio generazionale, per non mettere nelle condizioni chi oggi è nel servizio sanitario pubblico di non farcela più, evitando turni massacranti anche a vantaggio della qualità dell’assistenza e, quindi, degli assistiti.
Chiara è la situazione dei fondi a livello nazionale per il personale, sempre più insufficienti rispetto alle richieste del sistema e dei cittadini. E le previsioni di mantenersi anche al di sotto di quote addirittura di quattordici anni fa è decisamente esagerata rispetto a ciò che il personale pubblico sta attraversando economicamente da oltre dieci anni, non solo senza veri aumenti contrattuali, ma con una perdita di potere di acquisto che sfiora il 25% del valore della busta paga.
Ciò che troviamo più inopportuno, però, e mettere mano proprio agli incentivi, la parte premiante cioè del merito di chi per la carenza di organici lavora più di quanto dovuto, senza mai far abbassare il livello della qualità dell’assistenza. E che, per di più, rappresenta la materializzazione dell’aspetto che nella relazione della Corte dei Conti sul contratto da poco firmato è stata la maggior critica dei magistrati: manca del tutto – e gli incentivi ne sono la sostanza – la premialità.
Ciò che invece è auspicabile è l’inizio di un confronto fra le OOSS e la rappresentanza professionale, attraverso l’attivazione di un tavolo tecnico permanente, al fine di intercettare i contenuti, le istanze e le necessità della comunità Infermieristica che gli enti ordinistici veicolano, affinché essa venga realmente rappresentata nei momenti di contrattazione economica professionale.
É in tale quadro che gli Ordini lombardi si stanno attivando per contrastare tali modalità, dove la mancanza di confronto persegue modalità che ledono gli infermieri, ribadendo che la nascita delle risorse aggiuntive regionali erano stato istituite per affrontare l’emergenza infermieristica, poi utilizzate a pioggia su tutto il comparto.
Si ribadisce l’urgenza di un’interlocuzione strutturata e continuativa con Regione Lombardia, al fine di prevedere analisi e programmazioni condivise, auspicando che al più presto la Regione stessa si faccia promotrice di forme diverse di reperimento delle risorse, e di interlocuzione con il Governo centrale, perché la sanità, e il personale in testa, non sia più penalizzata economicamente, quasi fosse il “bancomat” della spesa pubblica, con tagli ormai miliardari negli anni rispetto alle previsioni di finanziamento.
Nel momento in cui si chiede una professionalità sempre maggiore e si delineano nuovi criteri e nuovi modelli per l’assistenza sempre più complessa a malati cronici e non autosufficienti, appare davvero inopportuno agire a scapito di chi finora ha tenuto alto il buon nome del servizio sanitario pubblico, anche se per una causa sicuramente più che giusta.
I meccanismi e gli strumenti ci sono. Le idee non mancano davvero, come già in altre occasioni presentate: dallo sviluppo del territorio ai fabbisogni formativi e protocollo d’intesa Regione-università, al calcolo degli organici, palesemente eterogeneo, come evidenziato in una recente ricerca regionale.
E prima di ricorrere a “estremi rimedi” per “mali”, divenuti altrettanto estremi, gli infermieri, come sempre, sono pronti a collaborare a tutti I livelli per definirli, richiedendo però agli interlocutori anche un “coraggio decisionale” ormai imprescindibile.
I presidenti Opi Lombardia
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