Una “strana” comunicazione, che ha forse la presunzione di essere una sorta di vademecum per guidare l’agire professionale quotidiano degli infermieri, è stato affisso nella medicheria del reparto malattie infettive dell’ospedale Niguarda di Milano.
Un foglio affisso nella medicheria del reparto malattie infettive dell’ospedale “Niguarda” di Milano, racconta quali sarebbero le mansioni improprie per dei professionisti dell’assistenza. Un documento per certi aspetti strano, senza firma che i bene informati, darebbero in paternità al coordinatore infermieristico e al case manager. Quel documento, affisso in una bacheca pubblica, è stato fotografato e inviato alla nostra redazione.
Il protagonista della segnalazione, al quale per ovvi motivi garantiremo l’anonimato, non ha nascosto la propria delusione, disgusto e rabbia rispetto a quello che, senza dubbi, è un altro caso di demansionamento infermieristico, fenomeno piuttosto consolidato nella sanità italiana (e denunciato più volte da Nurse Times) tanto da essere diventata una imprescindibile normalità nella maggior parte dei nostri nosocomi.
Ma non solo: le “mansioni” e i “compiti” saranno davvero morte e sepolte, per gli infermieri italiani, con l’abolizione del fantomatico e antico mansionario? Macché…
Stavolta non parliamo di un ospedaletto di provincia, di piccole realtà private/convenzionate o di soggetti di intermediazione più o meno organizzati, controllati, onesti ed informati. Bensì di “un grande ospedale pubblico generalista di riferimento nazionale”, per cui ci sono ben poche scusanti: il Niguarda di Milano.
Cosa è successo? Nella medicheria del reparto di malattie Infettive, affisso in bacheca e ben in vista tra le altre comunicazioni, è apparso uno strano foglio. Un elenco di compiti (?!), che ci è stato spiegato sarebbe stato redatto dal coordinatore infermieristico, dal case manager e che riporta l’inquietante titolo di: “CHI FA COSA”.
Per carità, non è il primo sciagurato pezzo di carta apparso qua e là per i nostri ospedali (VEDI), ma questo è piuttosto emblematico.
Il mansionario, infatti, non era stato abrogato la bellezza di 18 anni fa? Possibile che per tanti (troppi) coordinatori, dirigenti, “signori” medici, cittadini e colleghi stessi, gli infermieri debbano ancora sottostare ad improbabili elenchi di cose da fare come se fossero, con tutto il rispetto, il più sprovveduto personale tecnico mai concepito dalla sanità? Non dovremmo essere professionisti autonomi, intellettuali e “responsabili dell’assistenza generale infermieristica”?
Ma è analizzando al dettaglio questo pseudo documento, che si rischia un autentico “infarto professionale”. Sembra proprio che lì, al Niguarda gli infermieri, in una routine consolidata verosimilmente dall’inizio dei tempi, si dedichino alle mansioni domestico alberghiere tra cui giro letti (“allettati, pazienti che escono per esami”, ecc.), che rifacciano anche i letti vuoti (!!!) e che, addirittura, sostituiscano gli OSS nelle loro mansioni.
Chi ci ha inviato la foto e segnalato il caso, racconta: “Gli infermieri qui fanno il giro letti. L’OSS smette di farlo alle 8,15 perché deve andare a servire colazioni, quindi continuano gli infermieri. Inoltre questi ultimi sono obbligati a rifare anche i letti vuoti e ciò dopo aver fatto comunque tutte le altre cose!
Capita anche di accompagnare pazienti autonomi e deambulanti a fare degli esami strumentali. Combatto contro i mulini a vento ogni giorno! E lavoro in uno dei più grandi ospedali di Milano, immagino cosa possa succedere in altre realtà. Gli studenti, poi, affiancati ad un tutor infermiere, vengono di fatto utilizzati come pura manovalanza che svolge attività da OSS. Altro che futuri professionisti”
Parliamo del grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, uno dei punti di riferimento della nostra sanità.
Qualcuno potrebbe ammonirci sul fatto che nel foglio, che è posizionato ben in vista ed appeso in un luogo dove tutti gli addetti ai lavori hanno accesso e che lascia intendere che quella sia la “normalità” dell’Unità Operativa, non sono apposti alcun timbro e firma da parte dei responsabili. Ed è vero, non ci sono.
Però ci raccontano dell’esistenza di un verbale di riunione, su carta intestata, datato 21 giugno 2017. Documento in cui sarebbe riportato, tra i vari temi all’ordine del giorno (fra cui le modalità per effettuare il giro letti e per cambiare le lenzuola discussi durante l’incontro) l’avvento del famigerato “Chi fa cosa”.
Su mia diretta domanda, poi, atta ad indagare la storia di quel pezzo di carta senza senso partorito con ogni probabilità dalla mente di un coordinatore poco aggiornato, il nostro interlocutore ha spiegato: “Inizialmente la caposala scriveva ogni giorno un foglio con i nomi di chi avrebbe fatto cosa durante i turni: peggio di un mansionario, in pratica! Invece ora ha deciso di creare quella specie di lista della spesa, che vale come regola generale.”
In preda alla mia solita nausea professionale, gli ho infine chiesto un rassegnatissimo: “Come ti spieghi tutto questo, in un ospedale come il Niguarda, eccellenza italiana, a distanza di ben 23 anni dal decreto 739/94 e di 18 dalla legge 42/99?”
E la sua risposta ha rappresentato per me uno spietato colpo di grazia: “Il Niguarda non punta sugli OSS, non li considera proprio e non li inserisce nei reparti: punta sugli infermieri. Ma non è per innalzare la qualità dell’assistenza o altre baggianate simili. Lo fa perché, in realtà, gli infermieri fanno tutto. Gli OSS, perciò, non gli servono quasi a nulla. Pensa che nei reparti di medicina con 35-40 posti letto, da queste parti, non ci sono OSS di notte. Ti lascio immaginare che casino e quante mansioni domestico alberghiere vengano espletate fino alla mattina! C’è un OSS del mio reparto che, addirittura, è limitato sui carichi e le mobilizzazioni; perciò, anche per una semplice igiene al paziente, va aiutato dagli infermieri. Tutto ciò, nel 2017, mi sembra assurdo”.
E lo è, purtroppo. I piani d’assistenza? Il riconoscimento professionale? Una reale autonomia? Le competenze avanzate? Pura utopia!
Qui bisogna lottare ogni giorno per far rispettare la legge (VEDI), altroché!
E per far cessare il pressoché totale sfruttamento dei professionisti infermieri da parte di chi li vede, ancora oggi, come i factotum della sanità!
Attendiamo chiarimenti da parte dell’azienda sanitaria interessata. E sollecitiamo il Collegio IPASVI di Milano, Lodi, Monza e Brianza affinché che vengano effettuate tutte le verifiche del caso.
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