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L’Inps premia chi nega malattia e invalidità: l’Ordine dei medici non ci sta

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L’Inps premia chi nega malattia e invalidità: l’Ordine dei medici non ci sta
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La delibera è motivata dalla volontà di tagliare le prestazioni previdenziali. Filippo Anelli: “Fa specie che lo Stato anteponga una questione di carattere economico a un diritto del cittadino”.

È bufera intorno alla delibera firmata nel marzo scorso da Tito Boeri, presidente dell’Inps, che inserisce tra i criteri legati alla malattia e alle invalidità tra quelli di valutazione utili alla retribuzione di risultato dei medici. In parole povere, quanto più un medico nega giorni di malattia e revoca invalidità, tanto più sarà pagato. È la prima volta nella storia che l’ente pensionistico riconosce un simile incentivo.

La discutibile disposizione rientra nel Piano triennale delle performance 2018-2020 (consultabile sul sito dell’Inps), laddove si fa riferimento agli “Indicatori di efficienza economico-finanziaria della produzione”. Una scelta motivata dalla volontà di tagliare le prestazioni previdenziali, fino a raggiungere, entro il 31 dicembre, gli 80 milioni di euro, oltre 10 in più rispetto ai tagli alle erogazioni praticati l’anno scorso. Più precisamente, il risparmio per le casse statali, quest’anno, dovrebbe essere pari a 81.412.836 di euro, contro i 72.988.947 che rappresentavano l’obiettivo 2017 (11,4% in più).

“Il medico non si compra”, è il duro commento di Filippo Anelli (foto), presidente dell’Ordine dei medici, che aggiunge: “Non ritengo possa avere come obiettivo quello del risparmio, ma quello del riconoscimento o meno di un giusto diritto. Credo che lo Stato oggi dovrebbe essere il maggior garante dei diritti, quindi mi fa specie che anteponga una questione di carattere economico a un diritto del cittadino. Da un punto di vista concettuale è difficile da accettare, lo dico da cittadino e non da medico. Io mi aspetterei che la mia Repubblica Italiana, fondata su determinati diritti, avesse come maggior garante lo Stato e i suoi organi. Nel momento in cui qualcuno mi incentiva a non applicare un diritto, allora è un vero e proprio tradimento della Carta costituzionale.In senso etico, credo, che questo problema debba essere posto. Non mi pare assolutamente possibile transigere”.

 

Massimo Randolfi

 

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