Conosciamo meglio questo nemico del sistema linfatico.
Il linfoma di Hodgkin è un tumore a carico del sistema linfatico, originato dai linfociti B. Rappresenta lo 0.5% di tutti i tumori diagnosticati. Il tessuto linfatico è presente in tutto l’organismo; ne consegue che questo linfoma si può sviluppare in diversi organi, anche se nella maggior parte dei casi origina dai linfonodi.
La fascia di età maggiormente esposta va dai 15 ai 35 anni e ultimamente, in Europa, risulta essere in aumento (nel decennio 2003-2014 ha avuto una crescita del 22%). Aumento a cui è fortunatamente seguita una diminuzione della mortalità. Gli uomini presentano un maggiore rischio di ammalarsi rispetto alle donne. Inoltre il linfoma risulta maggiormente diffuso fra le persone con tenore di vita alto.
Per effettuare la diagnosi si ricorre all’asportazione del tessuto patologico (solitamente un linfonodo) per eseguire l’esame istologico. Nella maggior parte dei casi il sintomo principale è l’ingrossamento dei linfonodi, soprattutto quelli della regione cervicale. Tuttavia è opportuno ricordare che l’aumento di volume dei linfonodi è sovente causato da infezioni.
Altri sintomi che caratterizzano il linfoma di Hodgkin sono febbre persistente, sudorazione notturna, perdita di peso e prurito. Una sintomatologia aspecifica è data da astenia e inappetenza. In relazione al distretto appartenente ai linfonodi colpiti, si possono manifestare sintomi più specifici: in caso di malattia dei linfonodi presenti nel torace, si possono manifestare tosse, dolore al petto e difficoltà respiratorie.
Prevenire il linfoma di Hodgkin è molto difficile, in quanto non si riconoscono fattori di rischio specifici. Tuttavia, alla comparsa dei primi sintomi, è opportuno sottoporsi a tutti i controlli del caso fino ad arrivare alla biopsia, così da effettuare una diagnosi precoce. Ad oggi, la guarigione da questo linfoma si aggira attorno all’80-85% dei pazienti.
La scelta del trattamento dipende da vari fattori, quali il tipo di linfoma, la stadiazione (ovvero il suo grado di infiltrazione), l’età del paziente e le condizioni di salute generali. Per questo tipo di tumore non è previsto un intervento invasivo di tipo chirurgico, ma sono utilizzate la polichemioterapia e la radioterapia, singolarmente oppure in combinazione. Nei casi più gravi si può ricorrere a una terapia particolarmente aggressiva. La ricerca, grazie all’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), è in costante evoluzione, per garantire migliori condizioni e aspettative di vita.
Martina Crocilla
Fonte: www.airc.it
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