L’INFERMIERE SOLDATO
…di Umberto Esposito
Aniello viveva in un paesino dell’Inghilterra era di origine italiane e tutte le mattine come solito con la sua borsa a tracollo girava per il paese a fare le sue brave siringhe e medicazioni.
Aveva solo sedici anni , ma in tutto il paese era stimato e voluto bene, perché oltre a essere bravo, non prendeva mai soldi…lui si accontentava delle solite offerte che si fanno quando non si hanno soldi per pagare: uova, olio, verdure, e qualche volta una gallina. A lui interessava poco ma alla sua famiglia no.
Era il 1915 scoppio il conflitto mondiale. Fare la guerra? Aniello non poteva e non voleva lui aiutava la gente a vivere non uccidere. Ma le severe leggi di quel tempo non permettevano un rifiuto alla chiamata come sarebbe stata una vergogna avere un figlio che rifiutava di partire.
Il ragazzo partì fortuna che entrò come aiutante sanitario nell’esercito ma ciò non gli impediva di portare un fucile le volte che si mettevano in cammino verso una meta senta meta. Fu durante uno dei cruenti combattimenti che Aniello si trovò a un metro da un nemico sanguinante…questi lo guardò uno sguardo pieno di paura il nemico non aveva armi solo un pugnale che con fatica puntò verso Aniello… Aniello gli sorrise poso il fucile a terra e lo calmò.
Gli tolse con calma il coltello dalla mano e in fretta e senza farsi vedere gli curò la ferita nel migliore dei modi…gli sorrise di nuovo e andò via lasciando un ragazzo come lui sofferente ma con le lacrime agli occhi e uno stentato sorriso di riconoscenza prima di addormentarsi…per sempre.
La guerra finì e Aniello tornò a casa. Non aveva ucciso nessuno, ma contemporaneamente nemmeno lui aveva subito ferite e questo in un paesino voleva dire tanto. Se un figlio tornava dalla guerra senza ferite voleva dire che non era stato un buon soldato.
Aniello ritornò a scendere per fare il suo consueto giro, ma la gente del paese rifiutava ogni tipo di aiuto…non era stato un buon soldato. Il ragazzo era disperato non riusciva a capire ma non c’era niente da capire e quando anche la sua famiglia gli fece capire che sarebbe stato meglio per lui lasciare il paese.
Aniello nella disperazione più cupa si mise un cartello al collo dove scrisse: A nurse saves lives does not kill … I’m a nurse .
Molti ridevano qualcuno storceva il naso altri pian piano capirono il concetto. Poi successe che coloro che ridevano e storcevano il naso dovettero ricorre e chiedere aiuto all’unico infermiere…non soldato, disponibile.
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