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L’Infermiere che vorrei…

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Infermiera ed autrice per NurseTimes
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A chi segue il complesso mondo della sanità, e dell’infermieristica italiana, non sarà di certo sfuggito, un dualismo che ricalca fedelmente ciò che succede nelle realtà lavorative

Mi riferisco ai due modi di intendere la professione che crea indubbiamente una scissione nella comunità professionale tra:

  • i Professionisti intellettuali,
  • gli Infermieri factotum.

La mia è ovviamente una considerazione del tutto personale, con l’intento di definire il modus operandi e cogitandi delle due diverse tipologie di Professionista!

Se da una parte c’è il Professionista Intellettuale, che fa della scienza e della cultura la propria filosofia professionale, il proprio carburante che alimenta il suo agire; dall’altra abbiamo l’Infermiere factotum che, con estremo pragmatismo, sbriga le sue “mansioni” nel modo più veloce possibile perché non ha tempo…deve finire le attività domestico alberghiere!

Il famoso“giro – letti – sta”; sostenuto dalle sue radicate teorie: quelle del “secondo me” e del “abbiamo fatto sempre così, ed è andato sempre bene!”.

Il Professionista intellettuale non svilisce la Professione, tantomeno la svende.

Agisce avendo chiaro il governo legislativo e le implicazioni culturali che ne conseguono.

Il suo training operativo è frutto di formazione ed aggiornamento continuo per il quale attinge da evidenze scientifiche e studi validati. L’obiettivo primario è la salute del paziente e la qualità dell’assistenza erogata.

Egli si aggiorna per sete di conoscenza, investendo in termini personali e professionali, al fine di migliorarsi e di migliorare il suo agire.

L’Infermiere factotum agisce ispirato dalla sua vocazione che lo ha portato ad abbracciare questa missione.

Secondo lui i “bisogni primari” sono il più importante aspetto della professione!

Guai a rinnegarli, ci si vedrà subito rispondere in modo perentorio e senza nessuna ombra di dubbio “Sono di mia competenza!” e “Se non c’è l’oss devi compensare!”

Rifugge la troppa teoria che senza pratica non serve, non vede nulla di male nel rifare i letti e vuole stabilire un rapporto empatico col paziente mentre si dedica alle “mansioni” domestico alberghiere o esegue la sua amata igiene intima!

Il Professionista Intellettuale ritiene opportuno dedicarsi all’assistenza infermieristica pura; gestire un accesso venoso centrale secondo le ultime linee guida e conoscendo bene il paziente che sta trattando, la sua patologia, i suoi bisogni la cui presa in carico passa anche dall’attribuzione di compiti semplici alle figure di supporto (nate proprio per questo scopo).

Egli si confronta con gli altri professionisti alla pari, ottenendo un approccio multidisciplinare secondo le proprie competenze. E’ parte integrante dell’equipe e gestisce in toto l’assistenza infermieristica e punta alle competenze avanzate.

L’infermiere factotum agisce solo su “ordine medico”, lo rispetta a prescindere perchè lui è su un altro livello!

Ama dedicarsi alla pratica con approccio empirico secondo prove provate (con quale criterio non si sa!).

Per lui si è in una grande famiglia in cui non c’è alcuna differenza tra infermieri, ausiliari e o.s.s.; una mano lava l’altra ed insieme fanno i bidet!

Sempre per stabilire il rapporto empatico.

Se il cvp è da sostituire non lo sa; oppure non lo ritiene di primaria importanza.

La lesione da pressione “…si medica con betadine e zucchero! Siii, un mio collega lo ha fatto e l’ha guarita!”

Frequenta i corsi di aggiornamento solo per ottenere crediti e.c.m., come fosse una sfida numerica, scegliendoli secondo la convenienza e non le reali necessità formative.

Non conosce le normative che regolano la professione e teme tutte le ritorsioni che potrebbero verificarsi a suo carico, salvo poi lamentarsi….perché “le cose devono cambiare dall’alto!”.

A questo punto sarebbe interessante capire, fatte le opportune considerazioni: quale infermiere, secondo voi, vorrebbero i cittadini?

Da chi vorreste essere presi in carico?

Personalmente, l’infermiere che vorrei…è un professionista serio e qualificato; con un livello culturale che gli consenta di avere un approccio multidisciplinare nella presa in carico dell’assistenza al paziente.

L’infermiere che vorrei…non perde tempo con manovre che potrebbero essere svolte da personale di supporto, come il rifacimento dei letti…

L’infermiere che vorrei…mi visita come paziente, senza approfittare del momento particolare come l’igiene intima; momento, tra l’altro, in cui si vorrebbe scomparire dalla vergogna, e quindi poco opportuno per stabilire un rapporto empatico!

L’infermiere che vorrei…conosce bene le tecniche di comunicazione, il counseling, il processo di Nursing che attuerà per offrirmi un’assistenza infermieristica di alto livello; possiede tempo, mezzi, strumenti culturali e riconoscimento sociale per tutto ciò che concerne il suo essere professionista.

L’infermiere che vorrei…è consapevole del suo campo di azione e delle normative che orientano il suo agire professionale, attribuisce compiti più semplici e di bassa complessità al personale di supporto (come previsto dalla legge!).

Siamo nel 2017 e, dal punto di vista normativo, è già stata sancita una evoluzione della figura Infermieristica, ma finora rimane inattuata e non implementata (VEDI).

Anzi, assistiamo ad una “spinta verso il basso” di quelli che dovrebbero invece essere dei Professionisti intellettuali.

Mi duole dirlo, ma di fatto Dirigenze, Direzioni e Coordinatori (la maggior parte , ahimè!) e figure di dubbia competenza gestionale infermieristica (vedi RAA nelle strutture private assistenziali) vorrebbero quasi impedire l’evoluzione dell’infermieristica, prolungando il periodo della post – ausiliarietà (con l’abroigazione del mansionario) dovuto a diverse variabili, costringendolo di fatto a svolgere attività diverse da quelle apprese (con enormi sacrifici) nei tre anni di università.

Una vergogna senza fine che non meritiamo!

Un trattamento a cui nessun’altra categoria professionale è sottoposta.

Ma chi permette tutto ciò?

Le colpe maggiori sono tutte da ricercare in casa nostra!

Partiamo dal percorso formativo (VEDI).

Osservando come venga propinata ancora l’assistenza di base più spicciola, come facente parte delle competenze di un Infermiere: rifacimento del letto con angolo mitrale (VEDI), igiene dell’unità del malato e tante altre simpatiche cosine che, solo a leggerle, mi si accappona la pelle (VEDI).

Soprattutto se penso che nell’ormai lontano 2001 fu istituita la figura dell’operatore socio sanitario (VEDI)!

 

Ora la domanda sorge spontanea: non sarebbe ora di cambiare questi programmi?

Non sarebbe ora di fare un salto di qualità verso l’alto?

Perché ci tengono ancora al palo trattandoci tutti come manovalanza?

Per quale motivo continuiamo a formarci e specializzarci attraverso master autofinanziati e senza alcun riconoscimento contrattuale?

L’essere ospiti della facoltà di medicina e chirurgia, e lasciare la formazione infermieristica alla casta medica e infermieri di dubbia preparazione e formazione?

La comunità infermieristica vuole delle risposte concrete, e le vuole subito!

Non è più il tempo delle attese…non è più possibile subire il peso di una sanità in crisi d’identità e rimandare il riconoscimento professionale!

Mi sento, infine, di rivolgere un appello a tutti i miei colleghi convinti che il bene del paziente (VEDI) sia quello di fare di tutto e di più (i famosi infermieri factotum): in primis compensare le carenze delle altre figure, facendo solo gli interessi di chi tende allo sfruttamento della nostra propensione all’aiuto.

Siamo professionisti, dovremmo avere e conservare una dignità professionale che ci consenta un’affermazione sociale ed una credibilità che ancora oggi ci viene negata.

Ecco perchè è questo l’Infermiere che vorrei…e voi?

 

Anna Di Martino

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