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“Con l’HIV non si scherza. Proteggi te stesso e gli altri!”, la campagna social del Ministero della Salute

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“Con l’HIV non si scherza. Proteggi te stesso e gli altri!”, la campagna social del Ministero della Salute
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Anche quest’anno, in occasione della Giornata Mondiale della lotta all’AIDS, il Ministero della Salute, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Comitato Tecnico Sanitario, ha lanciato una campagna all’insegna dei social, dal nome “Con l’HIV non si scherza. Proteggi te stesso e gli altri!”, i cui testimonial d’eccezione sono Dario Vergassola e Giulia Michelini.

L’intento dichiarato, da parte del Ministero è quello di sensibilizzare i più giovani, affinché non abbassino la guardia. Nei due video i due attori, davanti ad uno specchio, prima di uscire, controllano che tutto sia a posto, dal trucco ai vestiti e che non manchi nulla, profilattico compreso.

“Con l’HIV non si scherza. Proteggi te stesso e gli altri!”, la campagna social del Ministero della Salute 2

Il Ministro Beatrice Lorenzin, nel lanciare la campagna ha ricordato che “C’è poca consapevolezza tra i ragazzi e le ragazze sulle malattie sessualmente trasmissibili e sull’Aids, come se l’Aids fosse scomparso e non è così. Abbiamo pensato a una serie di campagne modulate su diverse fasce di età, su diverse sensibilità, per cercare di riattivare l’allarme, contrastare l’abbassamento della percezione del rischio, promuovere comportamenti corretti”.

I dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ci ricordano che al mondo le persone affette da HIV sono 36,7 milioni, di questi 20.9 milioni ricevono le cure con antiretrovirali.

Il 76% delle donne incinte, inoltre, hanno ricevuto nel corso dell’anno scorso i farmaci per prevenire la trasmissione del virus ai loro bambini.

I dati italiani sono stati forniti da Gianni Rezza, capo dipartimento delle malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso del lancio della stessa Campagna. Di seguito alcuni dati tra i più significativi:

  • Nel 2016 sono state segnalate al sistema di sorveglianza 451 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti, di cui il 76,9% sono maschi.
  • Nel 2016 si è osservata una lieve diminuzione sia del numero delle nuove diagnosi di infezione da HIV che dell’incidenza (casi/popolazione).
  • Negli ultimi anni si evidenzia una lieve diminuzione del numero delle nuove diagnosi di infezione da HIV per tutte le modalità di trasmissione.
  • La maggior parte delle nuove diagnosi da HIV si riscontra nei maschi omosessuali.
  • Negli ultimi anni rimane costante il numero di donne con nuova diagnosi di HIV.
  • Nel 2016 sono stati diagnosticati 5,7 nuovi casi di HIV positività ogni 100.000 residenti. Le regioni con l’incidenza più alta sono state: il Lazio, le Marche, la Toscana e la Lombardia.
  • Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2016 hanno un’età mediana di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L’incidenza maggiore è nella fascia d’età 25 – 29 anni.
  • Nel 2016 il 35,8% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera. Tra gli stranieri il 65,5% di casi è costituita da eterosessuali.
  • Negli ultimi anni si osserva un rilevante aumento della quota degli stranieri con una nuova diagnosi di HIV.
  • Nel 2016, il 30,7% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV ha eseguito il test HIV per la presenza di sintomi HIV-correlati, il 27,5% in seguito a un comportamento a rischio e il 12,2% in seguito a controlli di routine.
  • In Piemonte, Emilia Romagna e nelle Provincie Autonome di Trento e Bolzano, nel 2016 il 16,8% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV ha verosimilmente acquisito l’infezione nei 6 mesi precedenti la prima diagnosi di HIV positività.

I dati così snocciolati possono dare la sensazione che il fenomeno non sia poi così grave, in realtà non è così, anche se con le terapie antiretrovirali la vita delle persone affette da HIV è radicalmente cambiata dagli anni ottanta ai giorni nostri.

Ciò che sembra non essere cambiata è la stigmatizzazione che della malattia si continua a fare, basti pensare che in un articolo di qualche giorno fa pubblicato da “La Repubblica”, a firma di Letizia Gabaglio dal titolo “Malattie infettive, il pregiudizio colpisce anche le donazioni”, emerge che fra tutte le patologie per cui si decide di dare un contributo, Hiv ed epatiti sono all’ultimo posto.

Che Einstein abbia ragione? Ossia che sia più facile spezzare un atomo che non un pregiudizio? Molte cose cambiate in questi ultimi anni, se ci si protegge come ci ricorda la Campagna del Ministero della Salute, proteggiamo noi stessi e gli altri.

 

Rosaria Palermo

 

www.salute.gov.it

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