Riprendiamo le leggi da dove ci eravamo fermati.
La visione moderna della Professione Infermieristica fa necessariamente riferimento ad un insieme di leggi, come abbiamo potuto vedere, tra cui alla legge 42 del 1999.
L’Infermieristica si é evoluta negli anni proprio grazie al fatto che gli infermieri e i teorici si sono battuti per il riconoscimento di diritti che neanche si pensava esistessero. Parliamo di riferimenti storici che ci parlano di donne che facevano questo per aiutare le persone bisognose e non per amore per la professione. Di fatti questa non era assolutamente riconosciuta come professione, ma come una specie di missione che le donne di alto rango dovevano fare per buon nome della propria famiglia. Andando avanti grazie prima a Florence Nightingale e successivamente grazie anche agli altri teorici, si é evoluto questo pensiero ancestrale facendo posto, nell’ambito sanitario, anche alla figura infermieristica.
Quest’ultima però ne dovrà fare di strada per raggiungere autonomia gestionale! La figura principale nell’ambito sanitario é sempre stata quella medica, sia per la diagnostica che per l’assistenza generale del paziente, é ovvio però che un medico non può da solo gestire completamente una persona. In sanità é necessario avere più figure che insieme cercano di raggiungere un unico obiettivo: ristabilire lo stato di salute del paziente. Il concetto di equipe, che noi oggi siamo tanto abituati a sentire, in realtà non era poi così tanto scontato. L’infermiere infatti era visto (e purtroppo ancora oggi lo é in molti casi) come un ausiliario del medico, come mero esecutore rispetto alle
regole decise dal medico e dal mansionario, istituito proprio per regolamentare le mansioni infermieristiche.
Non pensiamo però che solo la figura dell’infermiere ha eseguito questo percorso ad ostacoli, perché contemporaneamente si sono fatte strada anche le altre figure come quella del fisioterapista, dell’ostetrica e chi più ne ha più ne metta, proprio per poter identificare differenti ruoli nello stesso ambito clinico assistenziale.
É giusto dire comunque che vi é stato anche un aumento del corpus complessivo delle conoscenze oltre che del riconoscimento di queste figure sanitarie, solo dopo norme e provvedimenti. Sono state riconosciute funzioni di tutela e promozione della salute, individuale e collettiva, prendendo nuovamente il paziente come punto di riferimento, sia come soggetto che come oggetto di cure.
Tutto questo ha sottinteso che quindi era necessario dare al paziente la migliore assistenza possibile, sia nell’ambito pubblico che privato, perché il paziente non é un organo malandato o una malattia autoimmune, ma una persona che necessita delle cure nella sua complessità.
Per giungere a questo livello però si sono dovute attuare una serie di disposizioni normative ( che abbiamo già visto o che vedremo, come il Decreto Ministeriale 739/94, Legge n.42/99, Legge 251/2000), che hanno regolamentato il tutto nero su bianco.
La legge 42 del 1999 è una di queste, che ha creato un vero e proprio divario, abolendo completamente il mansionario. Diventa quindi differente la figure del medico da quella dell’infermiere, riconoscendo ad uno e all’altro rispettivamente mansioni diverse ma complementari. Si
parla di incarichi diversi con responsabilità diverse, che sicuramente aumentano in funzione del ruolo che si ha. Non si parla più di cose che si possono o non possono fare, ma di una Professione a tutto tondo con le proprie competenze e conoscenze da dover applicare nei diversi ambiti. Dopo questa nuova scelta legislativa si prende posizione in ambito sanitario in quanto professionisti singoli, non sostituibili, in quanto responsabili dell’assistenza olistica al paziente, in collaborazione con tutta l’equipe.
Fortunatamente il mansionario ha lasciato spazio ad una vera e propria rivoluzione infermieristica, che non si ferma solo al riconoscimento di sé, perché tutto quello che viene rivisto in ambito sanitario per regolamentare il particolare, prevede un riconoscimento di figure che singolarmente possono occuparsi del paziente, riconoscendo attivamente le patologie reali o potenziali, non fermandosi a quello che già è in atto.
Dott.ssa Taccogna Federica
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