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Leggere e interpretare gli esami ematochimici: Emoglobina glicosilata, ferritinemia, sideremia, transferrina

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Tumori: predire l'evoluzione in malattia metastatica con un prelievo di sangue
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Emoglobina glicosilata (HbA1c)

L’emoglobina A1c (chiamata anche HbA1c) mostra la media della quantità di zucchero (glucosio) nel sangue di una persona relativa agli ultimi tre mesi. L’emoglobina A1c permette quindi di sapere se il glucosio presente nel sangue è normale o troppo alto. Lo zucchero presente nel flusso sanguigno può legarsi all’emoglobina dei globuli rossi (l’emoglobina è la parte dei globuli rossi che porta l’ossigeno) tramite un processo chiamato glicosilazione.

Una volta che lo zucchero si lega all’emoglobina, vi rimane per l’intera durata della vita del globulo rosso, che è di circa 120 giorni. Maggiore è il livello di glucosio nel sangue, maggiore è la quantità che si lega ai globuli rossi.

Le scoperte di uno dei maggiori studi, il Diabetes Control and Complications Trial (DCCT), hanno mostrato quanto sia importante questo esame. Lo studio dimostra che diminuire il valore dell’emoglobina A1c può ritardare o prevenire lo sviluppo di patologie oculari, renali e neurologiche e cardiovascolari.

Il controllo di laboratorio dell’emoglobina glicosilata viene effettuato soprattutto per controllare la stabilità della glicemia nei soggetti in cui questo valore non è stato nei valori normali oppure nei soggetti in terapia con farmaci antidiabetici. Le persone con un alto livello di zucchero nel sangue hanno normalmente anche una emoglobina glicosilata alta.

Per mantenere l’HbA1c sotto il 7 per cento bisogna che, durante gli ultimi tre mesi, la glicemia preprandiale (prima dei pasti) superi raramente i 150 mg/dl. La glicemia non dovrebbe nemmeno scendere al di sotto di 60-70 mg/dl, per non incorrere in eventuali ipoglicemie. Unità di misura: % Valori di riferimento uomo: I valori normali sono compresi tra 2,2 e 4,8% Valori di riferimento donna: I valori normali sono compresi tra 2,2 e 4,8% Valori di riferimento bambino: I valori normali sono compresi tra 2.6 e 7.5%.

Ferritinemia

La Ferritinemia indica il ferro presente a livello del fegato, cioè la riserva in ferro

Sono considerati valori normali 5 – 177 ng (nanogrammo, 1 ng = 1 miliardesimo di grammo) /100ml.
Valori superiori a quelli ritenuti normali possono essere determinati da eccessiva introduzione di ferro, da emacromatosi, da leucemia, da neoplasie maligne, da trasfusioni.

Valori inferiori a quelli considerati normali possono essere causati da poca introduzione di ferro, da emorragie, da gravidanza.
La ferritina rappresenta i depositi di ferro dell’organismo (insieme all’emosiderina); pertanto una diminuzione di ferritina predispone all’anemia.

Sideremia

È la concentrazione del ferro nel sangue (da 60 a 160 mcg/dl per l’uomo e da 20 a 140 mcg/dl per la donna), ovviamente nell’anemia sideropenica si hanno valori inferiori. Se i valori di sideremia, di ferritina e di transferrina sono corretti è del tutto inutile assumere ferro per correggere un quadro anemico anche lieve.

Transferrinemia

È la concentrazione della transferrina nel sangue (da 250 a 400 mg/dl); la transferrina è responsabile del trasporto del ferro dai depositi al sangue. Nell’anemia sideropenica (da mancanza di ferro) si eleva, rappresentando un meccanismo di compensazione della mancanza di ferro.

Redazione NurseTimes

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