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Lecce, due medici indagati per il suicidio di un paziente: non avrebbero vigilato

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Lecce, due medici indagati per il suicidio di un paziente: non avrebbero vigilato
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La vicenda risale alla fine del 2022, quando un 63enne si lanciò nel vuoto dal primo piano dell’ospedale Vito Fazzi.

Il 23 dicembre del 2022 un 63enne di Arnesano, arrivato dall’ospedale di Galatina – dove era rimasto per tutta la giornata precedente in pronto soccorso – all’ospedale Vito Fazzi di Lecce per accertamenti, approfittò di un momento in cui era senza assistenzasi per lanciarsi nel vuoto dal primo piano. Morì sul colpo.

Per quel suicidio due medici in servizio nel reparto di Neurochirurgia sono finiti sotto inchiesta con le accuse di omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, così come riportato nell’avviso di conclusione a firma della pm Donatina Buffelli. A chiedere un interessamento degli inquirenti erano stati i famigliari della vittima, che avevano ricostruito gli ultimi giorni di vita del loro caro.

A detta dei parenti il 63enne sarebbe rimasto ricoverato nel reparto di Neurochirurgia, ma per l’instabilità ormai acclarata si ritenne opportuno un trasferimento in Psichiatria, dove poteva essere seguito costantemente. A Lecce il paziente arrivò con sospetta diagnosi di tumore al cervello e fu accolto dal medico di turno del reparto di Neurochirurgia, rimpiazzato il giorno dopo dal collega di turno.

Non era un paziente facile: era affetto da un disturbo depressivo, in cura con psicofarmaci e con intenti suicidari. Lasciato in stanza e senza controllo, nella tarda mattinata del 23 dicembre si lanciò dalla finestra del reparto al primo piano dell’ospedale. Un suicidio che poteva essere evitato, almeno secondo gli inquirenti.

Già, perché, nonostante la documentazione sanitaria che attestava uno stato depressivo e nonostante su una prescrizione fosse indicata la terapia farmacologica da seguire, i medici di Lecce non avrebbero adottato alcuna cautela, né richiesto una consulenza psichiatrica, per attenersi poi alle prescrizioni riportate nel referto del consulente psichiatra.

E poi l’ospedale di Lecce non avrebbe seguito le disposizioni interne e le circolari scritte relative alle procedure di sicurezza da seguire nella gestione dei degenti che manifestano atteggiamenti autolesionistici, così come previsto dalla raccomandazione del ministero della Salute nel marzo del 2008.

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere Salentino

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