Il servizio 118 della regione Lazio, investito dall’uragano ‘Le Iene’, è in totale subbuglio. L’ARES 118 ha presentato denuncia alla Guardia di Finanza per la questione volontariato e rimborsi.
Uno shock nel sistema di mercato delle ambulanze e del personale di supporto a vario titolo inteso come privato. Ciò sta avvenendo nella regione Lazio grazie alla riduzione del 90%, con un risparmio di diversi milioni di euro, degli affidamenti esterni dell’Ares 118 a Onlus e società private.
Tutto il clamore che ha investito il servizio di emergenza territoriale della regione è nato grazie alle segnalazioni del programma televisivo Le iene (VEDI articolo), che ha denunciato un sistema ben collaudato di contratti anomali tra ARES 118 e società esterne, dove il volontariato era in realtà da tempo immemore una sorta di lavoro in nero legalizzato grazie a fantomatici “rimborsi”.
La Direzione dell’ARES 118, che sta attivamente collaborando con le Forze dell’Ordine, ha proceduto in questi giorni a presentare querela presso la Guardia di Finanza per tutti gli accertamenti del caso, visto che per il servizio di volontariato la legge non prevede nessun tipo di rimborso. La querela si aggiunge ai controlli sempre più stringenti introdotti da Ares 118 sugli affidamenti esterni.
Una nota della Regione comunica che nel caso in cui sia cristallizzato un sistema di truffe ai danni dell’amministrazione regionale, una volta appurate le diverse responsabilità l’Ares 118 promuoverà l’immediata decadenza delle Onlus coinvolte.
Per ricordare in cosa consiste questo “sistema”, inserisco qui uno stralcio della mia esperienza professionale raccontata qualche tempo fa a Nurse Times (VEDI articolo), risalente all’immediato periodo post-laurea (2010), in cui osservai da molto vicino lo squallore di una “finta onlus”:
“Ricominciai con l’invio serrato di Curricula. Lo consegnai anche ad un’azienda che si occupa di trasporti in ambulanza e servizio 118. Mi fecero subito un colloquio mentre gli consegnavo il Curriculum. Il ‘Governatore’ mi fece un discorso contorto, in cui affermava di volere dei ‘volontari’ ma che li avrebbe pagati in nero con 8 euro l’ora.
Non avendo impegni, non dovendo firmare nulla ed ingolosito da un’esperienza in ambulanza accettai nonostante le condizioni contorte. Non mi fecero fare neanche un giorno di affiancamento ed iniziai subito come infermiere su ambulanze BLS. Una mattina, dopo un soccorso, ci incontrammo per caso con un’altra equipe d’ambulanza della stessa azienda. Così decidemmo di fare la pausa caffè insieme. Al bar ebbi modo di assistere ad una strana scena che definire strana è un eufemismo: colleghi infermieri, barellieri ed autisti che si contendevano (anzi, direi che se li stavano litigando in modo quasi violento) degli scontrini… Scontrini fiscali dei caffè, di un panino, di un pacchetto di patatine, ecc. Capii in seguito che tramite quei scontrini avveniva il ‘rimborso spese’ attraverso cui si veniva pagati.
Rimasi interdetto, perplesso, stupito e decisamente contrariato. Io, infermiere professionista laureato con lode con tanto impegno e sacrifici avrei dovuto litigare per dei miseri scontrini fiscali da pochi euro per poter essere pagato (in nero) alla fine del mese?! Per 8 euro lorde l’ora, poi?!
Una volta resomi conto dei rischi a cui andavo incontro in ambulanza senza un periodo di formazione iniziale e soprattutto una volta che ho assistito a quella triste scena, ringraziai e salutai senza pensarci un attimo. Per quelle due settimane di lavoro venni pagato sei mesi dopo.”
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