Uno strumento utile per poter scegliere in tempo reale la struttura più libera.
«Non più file al pronto soccorso», assicura la Regione Lazio, quella che ha la maglia nera italiana per il minor numero di strutture d’emergenza-urgenza in rapporto alla popolazione residente. Aprono nuovi Ps? No, tutt’ altro, perché entro la fine dell’anno è stato già decretato il declassamento degli ultimi 12 punti di primo intervento (Ppi), che verranno riconvertiti in “Punti di erogazione di assistenza primaria” diurni (solo Ladispoli resterà h24).
«Però i dati aperti della Regione Lazio cominciano a dare i loro frutti – esulta la Pisana -, perché arriva la prima app nata dai dati di Open Data Lazio. Con questa semplice applicazione è possibile sapere quante persone ci sono in attesa nel pronto soccorso più vicino e individuare quello con meno pazienti in attesa, così da evitare lunghe file». Quindi i cittadini avranno una sorta di navigator dell’emergenza-urgenza: se il pronto soccorso più prossimo non è del tutto “pronto”, ecco che consiglia il dirottamento in un altro Ps meno sovraffollato.
Perché l’app, già scaricabile sia per i telefonini che per i computer, «consente inoltre di visualizzare gli ospedali del Lazio su mappa o elenco, sapere quante persone il pronto soccorso sta trattando in quel preciso momento (quanti codici rossi, gialli e verdi) e ricercare un ospedale per nome». Ma quell’elenco è sempre più corto perché, mentre la «media nazionale dei pronto soccorso è pari a uno ogni 90.546 abitanti – quantifica il Rapporto Ospedali Si Salute -, il Lazio ne ha uno ogni 117.769 residenti».
Negli ultimi 13 anni, infatti, è stato tagliato un quarto degli ospedali (ne sono stati chiusi 16, con gli annessi Ps). E così, per ciascuno dei 50 pronto soccorso rimasti aperti, ora c’è un bacino d’utenza medio di 27mila residenti in più rispetto allo standard nazionale. Il Lazio dispone di 23 Pronto Soccorso (la Lombardia, ad esempio, ne ha 49). Poi ci sono altri 22 pronto soccorso classificati come Dea (Dipartimento d’emergenza e accettazione) di 1° livello (la più piccola Toscana ne ha 29), dove confluiscono anche i casi inviati dai 23 Ps di base. E infine i 5 pronto soccorso Dea di 2° livello (l’Emilia Romagna ne conta ben 14), strutture di riferimento di tutti i codici rossi non trattabili nei 23 Ps di base e nei 22 Ps Dea di 1° livello.
Anche per questi motivi i fin troppo pazienti laziali, nel 2018, hanno trascorso un «tempo di permanenza media di 3 ore e 3 minuti» nei 50 Ps. Dove lo scorso anno un milione e 922 mila accessi hanno fatto registrare un «tempo di attesa media di 36 minuti», con una percentuale di abbandono dei pazienti dopo il triage del 7,93%. Secondo i dati del Dipartimento di Epidemiologia, 1’1.98% dei pazienti è dovuto rimanere nei Ps oltre le 48 ore, 1’8,38% è rimasto fra le 12 e le 48 ore e 1’89,64% è andato vi entro le 12 ore. Quello dell’Umberto I è il Ps con più accessi (138.934). Le attese medie più lunghe, 1o scorso anno, sono state registrate all’Oftalmico (un’ora 7 minuti), Tivoli e Casilino. Mentre il tempo medio più lungo di permanenza è stato accumulato al Gemelli (5 or e 21 minuti), seguito da Latina e Policlinico Tor Vergata.
E anche l’esperienza raccontata dell’ideatore di questa nuova applicazione, Massimiliano Gallo, lo conferma: «Circa due mesi fa mi son fatto male giocando a calcetto. Sperando di non attendere molto, grazie all’aiuto della mia ragazza, sono andato al pronto soccorso vicino casa nel pieno della notte. Appena entrato, mi sono reso conto che c’erano 33 persone in attesa davanti a me, alcune erano lì dalle 17. Ho pensato di cambiare ospedale e ho iniziato a cercare su internet. Eureka! L’ottimo sito della Regione Lazio ha una pagina con tutti i dati che cercavo. Bisognava solo poterne usufruire in maniera più rapida e immediata. Così è nata l’idea dell’app».
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Tempo
Lascia un commento