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Latina, infarto in palestra: intervista a uno degli istruttori che ha rianimato il 62enne

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Giorni fa, noi di Nurse Times vi abbiamo voluto raccontare una storia a lieto fine (VEDI), fatta di competenza, professionalità e passione per il proprio lavoro. Per farlo, abbiamo intervistato Marcello, infermiere del 118 di Latina, protagonista di un soccorso da manuale che ha permesso ad un signore di 62 anni, colto da arresto cardiaco improvviso mentre si allenava in palestra, di riabbracciare la sua famiglia. La concatenazione di eventi che ha reso possibile questo vero e proprio “salvataggio”, non si sarebbe potuta realizzare, però, senza il precoce intervento degli istruttori della palestra che, addestrati alla rianimazione cardiopolmonare di base, sono intervenuti prontamente con un massaggio cardiaco efficace prima dell’arrivo dell’ambulanza. Abbiamo intervistato uno degli istruttori intervenuti, Marco Petrillo.

Ciao Marco, presentati ai nostri lettori…

Mi chiamo Marco Petrillo, ho 31 anni e sono laureato in scienze motorie. Da più di 10 anni lavoro al Palafitness di Latina, che oramai considero un po’ la mia casa e anche la mia famiglia. Lì esercito la professione di insegnante qualificato di sala pesi, cardiofitness, allenamento funzionale, stretching, ginnastica posturale e tonificazione.

Cosa è successo, al Palafitness, la mattina di martedì 17 maggio?

Era il classico martedì mattina in palestra: clima disteso, sereno, i vari corsi erano iniziati e c’era poca gente in sala pesi. Solo i tapis roulant e le macchine ‘cardio’ erano in funzione e a pieno regime. Su uno dei nostri tapis c’era lui, F., arrivato da pochi minuti. Io ero poco distante da lui ed ero intento a mostrare degli esercizi di stretching ad una cliente. Improvvisamente un forte rumore ha catturato l’attenzione di tutte le persone presenti in sala: F. era caduto dal tapis roulant! in passato era accaduto diverse volte che qualcuno, mettendo un piede in fallo, fosse capitombolato giù dal nastro trasportatore; quindi ero pronto ad assicurarmi solo che lo sfortunato e probabilmente ‘distratto’ cliente non si fosse fatto male. Ma quando mi sono avvicinato ho capito subito che la situazione era assai più grave.

Alla vista di quel signore a terra cosa hai pensato? Come ti sei sentito? E soprattutto… come hai agito?

Per fortuna, a pochi passi da me e dall’infortunato, c’era Martina Scalia, anche lei insegnante qualificata che, fuori dal suo orario di lavoro in palestra, si allenava con il papà. Mi ha dato sostegno immediato e siamo praticamente intervenuti insieme. Abbiamo subito valutato se F. reagiva ai nostri stimoli verbali e fisici, abbiamo controllato se il torace si espandeva regolarmente per la respirazione. Ma era incosciente e non respirava. Ci siamo perciò guardati negli occhi e abbiamo realizzato che ci trovavamo difronte ad un probabile arresto cardiaco. In quel momento non ho più pensato, sapevo quello che dovevo fare, ero stato addestrato per quella situazione: ignorando tutti i fantasmi generati dal panico, come se fosse per me naturale vivere una situazione estrema di quel genere, ho iniziato subito il Basic Life Support, aiutato da Martina. Nel frattempo, altri colleghi e clienti si sono impegnati a chiamare i soccorsi e dopo qualche minuto qualcuno ci ha portato anche il defibrillatore, che è presente nella nostra struttura. Ma neanche il tempo di posizionare le piastre e di avviare l’analisi che, per nostra fortuna, l’equipe del 118 era già arrivata sul posto. Dopo appena 10 minuti dall’accaduto. E così è intervenuto il tuo collega Marcello, che ha riportato F. tra noi grazie al defibrillatore (VEDI).

Hai contribuito in modo importante a salvare una vita, caro Marco. Perché quel massaggio cardiaco precoce, probabilmente, ha avuto un’importanza fondamentale per la riuscita della rianimazione. F. adesso è salvo e sta bene. Come ci si sente?

Salvare una vita è qualcosa di unico, di straordinario che arricchisce in positivo. Mi sento entusiasta. Allo stesso tempo, però, non mi sento affatto un eroe. Ho messo semplicemente in gioco quello che sapevo fare, grazie alla formazione ricevuta e che è fortemente voluta dalla nostra società sportiva.

Cosa si potrebbe fare, secondo te, per sensibilizzare le persone al primo soccorso e alla rianimazione cardiopolmonare?

Credo che sia fondamentale educare, fin dall’età scolare, i giovani alle pratiche di BLSD e al Primo Soccorso! Servirebbe una cultura diversa, una precoce educazione alla solidarietà, che renda azioni come soccorrere e aiutare gli altri delle cose normali… e non qualcosa di straordinario!

Alessio Biondino

Fonte notizia: Il Messaggero

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