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La “Questione infermieristica” al tempo del COVID

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Infermieri: il tempo di vestizione/svestizione vale come orario di lavoro, è legge
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In questi ultimi mesi la politica ha riscoperto la centralità della Professione infermieristica nel SSN e l’importanza della valorizzazione del “capitale umano” nell’accezione più intima del termine.


L’emergenza COVID ha messo in evidenza le falle create nel SSN dalle sempre minori risorse destinate dalla Sanità e all’edilizia sanitaria, palesando il fallimento totale delle politiche sanitarie degli ultimi 30 anni.
In questo momento storico di grande cambiamento si torna a parlare della “Questione infermieristica” e cioè della grande sproporzione che esiste in termini di salario tra questa figura sanitaria laureata che riveste un ruolo centrale e di colonna portante nel SSN e il resto del mondo del lavoro.


Un Professionista Infermiere laureato, con master, alte competenze acquisite ed un aggiornamento professionale costante di una RSA, RSSA, di una Casa di Riposo ecc., guadagna meno di un operaio con un basso livello di inquadramento del CCNL metalmeccanico o di un Operatore ecologico (in quest’ultimo caso la disparità di salario è ancora più evidente rispetto anche al CCNL della Sanità Pubblica).


Una vera ingiustizia sociale che svilisce l’“autorità professionale” dell’infermiere e ne mina il riconoscimento da parte della comunità (sanzione della comunità).


In queste settimane stiamo assistendo ad un numero importante di assunzioni da parte delle AA.SS.LL. e AA.OO. che sta producendo una migrazione di Infermieri dal privato al pubblico creando una vera e propria emergenza che sta mettendo in crisi gli accreditamenti delle strutture sanitarie private.


Una riflessione seria sul ruolo e l’importanza della figura infermieristica, oggi ricercatissima come “bene primario”, va assolutamente fatta.
Nella Regione Puglia la “Questione infermieristica” sta per esplodere con proporzioni enormi a seguito dell’accelerata che è stata data al Concorsone regionale indetto dalla ASL Bari e che dovrebbe chiudersi secondo le previsioni in tempi estremamente brevi.


Già oggi le Strutture residenziali sono in ginocchio ed al limite del rispetto dei requisiti di accreditamento per l’assenza di Infermieri disponibili a prestare la loro operara nelle predette strutture.


La ricetta per risolvere il problema è una sola: ridare dignità al lavoro nelle Strutture sanitarie private rivedendo gli organici e aumentando le retribuzioni degli Infermieri e di conseguenza a tutto il personale sanitario e socio-sanitario operante nelle strutture.


Basta creare discriminazione tra pubblico e privato, basta creare Infermieri di Serie A (pubblico) e Infermieri di Serie C (privato – RSA).
Il Governo regionale (e perché no quello nazionale) dovrebbe convocare immediatamente un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali e datoriali per non decretare la fine del Privato accreditato.


Gli Infermieri già oggi stanno rifiutando contratti a tempo indeterminato presso RSA, RSSA, ADI in quanto poco gratificanti dal punto di vista economico, per accettare incarichi a tempo determinato presso Strutture pubbliche o Case di Cura Private dove il CCNL applicato è quello
della Sanità Privata AIOP/ARIS.


La “Questione infermieristica” è oggi nel pieno della sua esplosione e sta per investire pesantemente il SSN e Regionale, qualcuno dotato di lungimiranza deve intervenire con celerità, prima che sia troppo tardi.

Il Responsabile Sanità Privata e Terzo Settore UIL FPL Taranto
Dott. Pierpaolo Volpe

La Redazione Nurse Times

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