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La Cassazione chiude definitivamente la querelle con la ASL Taranto sulle procedure concorsuali riservate  

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La Cassazione chiude definitivamente la querelle con la ASL Taranto sulle procedure concorsuali riservate  
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Con una sentenza che può essere definita storica, la Suprema Corte di Cassazione chiude definitivamente la querelle giudiziaria tra la ASL Taranto e i lavoratori precari che tra il 2011 e 2014 hanno avviato una class action per contrastare l’utilizzo abusivo dei contratti a termini.

La Cassazione con due sentenze notificate in data 04/05/2022, pronunciandosi sui ricorsi 32474/2020 e 19898/2020, ha chiarito che la partecipazione ad un concorso pubblico che prevedeva una parziale riserva dei posti in favore del personale in possesso dei requisiti per accedere alla stabilizzazione leggi 296/2007 e 244/2007 nonché di quello che aveva maturato 36 mesi di servizio al 30/10/2013, non può essere confusa con la stabilizzazione in senso tecnico.

Pertanto, i lavoratori precari della ASL Taranto che sono stati assunti tramite concorso pubblico (deliberazione 1590 del 07/09/2015 Direttore Generale ASL Bari), pur avendo partecipatoad una procedura concorsuale con parziale riserva dei posti (DPCM 06/03/2015), hanno diritto al risarcimento del danno secondo quanto stabilito dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza a Sezioni Unite 5072/2016 e dall’Ordinanza Papalia della Corte di Giustizia (Ordinanza 12 dicembre 2013 C-50/13), per la successione illegittima dei contratti a termine.

La Suprema Corte di Cassazione con le sentenze de quachiarisce definitivamente ogni aspetto in materia di stabilizzazione, risarcimento del danno e partecipazione a procedura concorsuale riservata richiamando tutta la giurisprudenza di legittimità degli ultimi anni.

Rigettata la tesi sostenuta dalla ASL Taranto e netta condanna alle spese legali pari a 3500 euro per competenze professionali, oltre il rimborso delle spese generali del 15% e accessori di legge, a 200 euro per il ricorso di legittimità e il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

L’utilizzo abusivo dei contratti a termine e l’inerzia nell’indizione dei concorsi pubblici è costata molto cara in tutti questi anni allo Stato italiano, costretto come oramai noto a risarcire migliaia di lavoratori precari. 

Soldi pubblici gettati in fumo e lavoratori sfruttati e bistrattati per le scellerate scelte politiche adottate da una penosa classe politica ormai dedita ad una campagna elettorale permanente più che ai problemi dei cittadini e dei lavoratori.

Speriamo arrivi presto la parola fine allo sfruttamento dei lavoratori precari da parte della Pubblica amministrazione e che sia data vera attuazione all’art. 36 del Dlgs 165/2001 che prevede l’utilizzo di contratti a termine da parte della Pubblica amministrazione solo per esigenze temporanee ed eccezionali.

Dott. Pierpaolo Volpe – Esperto in materia di pubblico impiego e contratti a termine

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