Sembrerebbe in atto un nuovo tentativo, per mettere davanti al cammino della professione infermieristica, un ennesimo ostacolo del tipo più insidioso, quello che va ad insinuarsi a livello terminologico, nei contenuti degli articoli normativi.
Un recentissimo documento emanato dal Ministero della Salute, che si preoccupa di stabilire la definizione delle attività delle professioni sanitarie del SSN e che si propone come schema di accordo, va ad intaccare quanto contenuto nell’art. 1 comma 2 della legge 42/1999 là dove si afferma «(…) fatte salve le competenze previste per le professioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario per l’accesso alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea, nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali», si inserisce una modifica di non poco conto sostituendo il “fatte salve” con “criteri limite”. Giustamente la Federazione dei Collegi IPASVI nella persona della sua presidente Barbara Mangiacavalli, ha sottolineato la probabile inopportunità di tale cambiamento, poiché se in un primo momento veniva lasciata una «dinamicità positiva» in quella che rappresentava un essere in fieri guardato con favore dell’«organizzazione del lavoro in sanità» adesso si rischia di subire un tentativo di blocco per farci tornare nell’immobilismo.
Sebbene la recentissima legge Gelli (n.24/2017) all’interno del proprio testo citi sempre gli “esercenti le professioni sanitarie”, ribadendo uniformità del concetto di responsabilità, e distinguendo in ambito delle competenze.
Rimaniamo sempre attenti su vari fronti che si sono già aperti e sicuramente si apriranno per osteggiare la presa di posizione della nostra professione, stiamo crescendo e da adulti desideriamo occupare il ruolo che ci spetta all’interno del SSN in qualità, capacità, competenze e auspichiamo che tutto questo sarà contenuto presto in una norma, che non potrà concludersi con l’affermazione “dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica” perché la competenza si ottiene da parte dei professionisti con studio e applicazione e la maggiore qualità che ne deriva deve essere riconosciuta, come avviene ovunque, anche economicamente.
Dario Porcaro
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