Giovanni, giovane infermiere pugliese e la sua esperienza lavorativa in Germania.
1. Puoi raccontarci come è maturata l’idea di emigrare in Germania?
– Dal semplice fatto che, seppur giovane, volevo una sicurezza sulle spalle, una garanzia almeno per il futuro prossimo, e sapevo che restando in Italia forse non l’avrei mai avuta. Stavo lavorando quando ho inviato la mia candidatura e quando, alcuni mesi dopo, ho avuto la conferma che ero stato preso, ho appunto continuato per quella strada poiché sapevo quasi con certezza che lì quella sicurezza l’avrei ottenuta, come in effetti è poi avvenuto.
2. Quali sono gli step per potersi candidare?
– Quando mi sono candidato io, sapevo dell’esistenza di una sola agenzia, poi invece sono venuto a conoscenza dell’esistenza di altre, con organizzazione sostanzialmente uguale. Basta collegarsi ai loro siti internet e mandare il proprio curriculum. Per quanto mi risulta, tutti i candidati dopo un po’ di tempo vengono chiamati per svolgere un colloquio dove sono presenti alcuni potenziali futuri datori di lavoro, nel quale più che la preparazione, viene studiata l’intenzione di partire e di restare fuori poiché per loro è davvero importante che il proprio personale straniero sia motivato a restarci. E se parte anche il partner, essendo questi sicuramente un ulteriore incentivo al restare fuori, si ha più possibilità di essere poi confermato, infatti nel progetto possono essere inseriti anche questi ultimi (a pagamento anticipato se non sono infermieri anch’essi) i quali seguiranno gli stessi step (corso di lingua, vitto e alloggio) e poi verranno aiutati solitamente nella ricerca di un posto di lavoro diverso dall’infermiere. Bisogna solo avere la pazienza di attendere di essere ricontattati insomma, e seguire poi tutte le indicazioni spiegate dall’agenzia per poter proseguire.
3. Lavorare in Germania e costo della vita sono compatibili con lo stipendio di un infermiere?
– Devo innanzitutto dire che non lavoro ancora come infermiere effettivo poiché sono in attesa del riconoscimento del diploma di laurea. Sono assunto come assistente infermiere, anche se in reparto mi vedono e lavoro in effetti come un vero e proprio infermiere poiché conoscono la preparazione infermieristica italiana. Quindi attualmente guadagno un po’ meno di ciò che dovrei, ma mi basta! Ovviamente per strafare o fare spese maggiori devo attendere ancora. La vita costa all’incirca come in Italia, avere un’auto invece ha un costo piuttosto inferiore. Ma la serenità arriva dalla coscienza di avere un contratto a tempo indeterminato ed uno stipendio fisso che ti stanno coprendo le spalle, e quindi non mi preoccupo di ordinare quella birra in più la sera quando esco. Però vorrei che molti si tolgano dalla testa la convinzione che chi lavora in Germania “sta bene” o che possa permettersi un’auto ogni sei mesi.
4. Possibilità di carriera all’interno delle strutture sanitarie tedesche?
– Non parlerei esattamente di far carriera. Così come in Italia ci sono master e specializzazioni, qui si possono frequentare dei corsi di formazione ulteriori, con cui si può diventare caposala, strumentista, infermiere di area critica (non so ancora se questo vale anche per lavorare nel sistema di emergenza territoriale o se esiste un corso a parte) e così via.
5. Cosa ti senti di consigliare ai colleghi che vorrebbero emigrare?
– Vorrei dirgli di sfruttare la presenza ed i servizi di queste agenzie, poiché durante i primi mesi in cui si studia ma non si lavora, non si sborsa neanche un euro che non sia per il proprio divertimento, eventuali vizi, ed i viaggi. Ovviamente nessuno lavora per niente, quindi quei soldi che non vengono sborsati nel periodo iniziale, vengono poi decurtati gradatamente dalla busta paga. Ma solitamente non ci sono sorprese, si sa tutto per filo e per segno prima di accettare la partenza. Ad esempio io ero indeciso se attendere la conferma dell’agenzia a cui mi ero candidato, od avviarmi subito in Inghilterra, dove però avrei dovuto fare qualche lavoro improvvisato inizialmente per migliorare il mio inglese. Per fortuna poi quella conferma è arrivata e tutto è proceduto al meglio.
6. L’inserimento nella società tedesca e la considerazione che la stessa società ha degli infermieri, puoi raccontarci le tue considerazioni?
– Come già è risaputo, il grande ed unico vero ostacolo all’inserimento nella società e alla libertà di movimento è la lingua molto difficile. Fortunatamente però pochi tedeschi hanno la “puzza sotto il naso” verso lo straniero quando sentono il suo strano accento o quando non riesce a chiedere un cucchiaino per il proprio caffè (a proposito, portatevi la moka ed il caffè italiano da casa!) e, anzi, è davvero semplice trovare chi è disposto a darti più aiuto di ciò che gli si sta chiedendo. Per quanto riguarda la figura dell’infermiere, quest’ultimo è rispettato davvero molto dagli altri colleghi, dagli assistenti infermieri, da medici (che non ti guardano dall’alto verso il basso), dai pazienti tantissimo e dalla Putzfrau, che non è una parolaccia, bensì la donna della pulizie. Mentre per i tirocinanti è un idolo, forse perché questi non vengono sfruttati solo per fare il giro letti e portare le provette nel laboratorio. Ecco questo è un aspetto che ho notato immediatamente, ovvero il rispetto tra colleghi ed ogni altra figura che collabori nello stesso ambiente. Rende molto più sopportabile la sveglia alle 5 del mattino. Fuori si è visti sempre davvero bene, alcune volte con stima ed ammirazione. Si fa ad esempio colpo più facilmente quando lo si dice ad una persona nuova, poiché i tedeschi sono abituati a vedere l’italiano come pizzaiolo, cameriere, o qualche volta operaio, non che queste figure valgano meno, ma semplicemente perché è una novità per loro.
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