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Ipasvi oltre le frontiere: nuove realtà assistenziali

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Stefano Bazzana, presidente provinciale ipasvi di Brescia
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Applauditi a lungo i colleghi tornati dalla Sierra Leone

Bazzana: abbiamo incontrato colleghi bresciani che hanno deciso di mettersi a disposizione di chi ha più bisogno. In Italia e all’estero. Gli infermieri che collaborano con Emergency portano assistenza altamente qualificata e gratuita in contesti colpiti da conflitti o da crisi sanitarie complesse.

Il 21 Marzo 2015 alla Camera di Commercio di Brescia si è tenuta l’Assemblea Ordinaria del Collegio Ipasvi (Ordine degli Infermieri ed Assistenti Sanitari) della Provincia di Brescia, che ha presentato il nuovo Consiglio Direttivo eletto a fine 2014. In estrema sintesi il programma 2015 punta alla formazione continua degli iscritti, all’innovazione organizzativa e tecnologica, lotta all’abusivismo e al precariato, all’analisi etica della professione e, infine, a favorire un “ponte con l’estero” per i tanti giovani neolaureati che si recano in altri paesi e per i colleghi che arrivano da altri paesi.

Come di consuetodichiara Stefano Bazzana, presidente Ipasvi Brescia il nostro Collegio oltre ad approvare i bilanci coglie l’occasione per costruire reti e progetti con associazioni di volta in volta rappresentative dei cittadini, degli infermieri, degli ammalati. Sabato abbiamo dato voce ai colleghi bresciani che collaborano con Emergency, realtà con cui condividiamo l’ideale di un’assistenza sanitaria come pratica dei diritti umani per tutti.

Gli infermieri – continua Stefania Pace vicepresidente – in vari Paesi colpiti da guerre e povertà sono un riferimento costante e decisivo, offrono la propria competenza e realizzano un bagaglio professionale prezioso. Ma Elena ci ha descritto quanto Emergency sta facendo anche in Italia, ormai da 10 anni, nei centri di assistenza e polibus a Polistena, Siracusa, Marghera, Castel Volturno.

In tali contesti l’infermiere di Emergency ha spesso un ruolo di responsabilità (medical coordinator). Emerge così ancora una volta un’idea di sanità come dovrebbe essere sempre: universalistica e con l’infermiere alla pari nel contesto dell’équipe interdisciplinare.

Al di là delle forti emozioni scaturite dalle testimonianze dei colleghi Elena Ferrari, Adriano Torri e Marco Brognoli – aggiunge Roberto Ferrari neosegretario – la bella mattinata di sabato ci ha fatto capire molte cose. Standardizzare i processi assistenziali è certamente importante per fornire al cittadino un servizio equo ed all’altezza delle sue esigenze, non a rischio però di sacrificare sull’altare di protocolli e procedure, un elemento fondamentale: l’essere umano con la sua storia, le sue emozioni e la sua soggettività.

Tanti gli articoli del Codice deontologico richiamati durante il convegno, ma i presenti hanno applaudito a lungo il riferimento all’Art. 4 che “ci fa ritornare all’assistenza, allo stare vicino, l’essenza più autentica della nostra professione”.

Essere infermiere oggiconclude Bazzanasignifica conoscere la storia di un assistito, essere un po’ umanista e un po’ meno “prestazionista”; visto che siamo sempre più sommersi da una mole di dati, appare più decisivo l’atto del rac-contare piuttosto che quello del contare”.

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