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Insufficienza cardiaca e antinfiammatori: relazione dose-risposta. Studio Osservazionale

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Gli antinfiammatori sono dei farmaci che hanno largo impiego in diverse situazioni morbose, ma che, purtroppo, hanno di versi effetti collaterali.

Tra i principali ricordiamo episodi di epigastralgia (per alterata integrità della mucosa gastrica), alterazione della conta piastrinica, insufficienza renale ed insufficienza cardiaca.

I FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei) espletano un effetto analgesico ed antinfiammatorio, così come antipiretico ed antiaggregante. In sintesi il loro potere si realizza bloccando l’attività degli enzimi COX-1 e COX-2, che producono le prostaglandine, che promuovono l’infiammazione

Esistono alcuni farmaci antinfiammatori che possono aumentare il rischio di insufficienza cardiaca

Uno studio ne ha individuato una relazione dose-risposta l’aumento del rischio di insufficienza cardiaca.

In precedenza era già emersa una forte evidenza che i FANS, tra cui gli inibitori selettivi di COX-2, potessero aumentare il rischio di insufficienza cardiaca.
Gli inibitori selettivi di COX-2 sono chiamati anche Coxib e sono, per citarne alcuni, il celecoxib e il rofecoxib.

La Società Europea di Cardiologia ( ESC ) raccomandano di limitare l’uso di questi farmaci negli individui che sono già ad aumentato rischio di insufficienza cardiaca, mentre i pazienti già con diagnosi di insufficienza cardiaca dovrebbero astenersi dall’utilizzare completamente i farmaci antinfiammatori non-steroidei.

Tuttavia, ci sono ancora limitate informazioni sul rischio di insufficienza cardiaca e soprattutto sulla associazione dose-risposta.

I Ricercatori dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, hanno deciso di stimare come l’uso e la dose dei singoli FANS potesse influenzare il rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca.

Sono stati valutati i dati di cinque database sanitari basati sulla popolazione in quattro Paesi europei:

  • Germania,
  • Italia,
  • Paesi Bassi,
  • Regno Unito.

La ricerca ha preso in esame più di 10 milioni di utilizzatori di farmaci antinfiammatori non-steroidei; il gruppo controllo era costituito da 8 milioni di persone.

L’analisi ha incluso un totale di 27 FANS, di cui quattro erano inibitori selettivi di COX-2.

E’ stato osservato che gli utilizzatori correnti di FANS (definiti come persone che avevano fatto uso di farmaci antinfiammatori negli ultimi 14 giorni) avevano una maggiore probabilità del 19% di essere ricoverati in ospedale con insufficienza cardiaca rispetto a coloro che avevano assunto questi farmaci in passato (individui che non erano stati trattati con FANS per almeno 183 giorni dal momento del rilevamento).

Dopo aggiustamento per una serie di possibili fattori confondenti, sono stati identificati sette FANS, ampiamente utilizzati (Diclofenac, Ibuprofene, Indometacina, Ketorolac, Naproxene, Nimesulide, Piroxicam) che hanno innalzato il rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca, così come due inibitori selettivi di COX 2 (Etoricoxib e Rofecoxib).

E’ stata identificata una relazione dose-risposta; a dosi molto elevate, Diclofenac, Etoricoxib, Indometacina, Piroxicam, e Rofecoxib sono risultati associati a un rischio doppio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca.

Lo studio è osservazionale, e pertanto non in grado di confermare un nesso causale tra uso di farmaci antinfiammatori non-steroidei e insufficienza cardiaca.
Tuttavia, questo studio fornisce l’evidenza che l’uso corrente sia di inibitori selettivi di COX-2 sia di singoli FANS tradizionali è associato a un aumentato rischio di insufficienza cardiaca.
L’entità dell’associazione varia tra i singoli FANS e in base alla dose prescritta.

CALABRESE Michele

Fonte:

www.agenziafarmaco.gov.it

British Medical Journal, 2016

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