Di seguito il documento che il presidente e il vicepresidente del Caip Torino, Guglielmo Marciano e Stefania Richiardi, unitamente ai componenti Carmine Creazzo, Giuseppe Graffeo e Raffaella Vincon, hanno inviato alla presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli, al presidente nazionale Caip, Laura Barbotto, e a tutti i presidenti provinciali Caip.
Numerosi infermieri pediatrici che lavorano in Piemonte, leggendo i risultati della Consensus Conference pubblicati sul sito ufficiale della Fnopi, preoccupati, spaventati e timorosi circa la conversione del corso di laurea in Infermieristica pediatrica in un percorso specialistico post-base (infermiere magistrale in area pediatrica e neonatologica) hanno esposto ai componenti della Caip Torino, i loro dubbi, le loro perplessità e le loro angosce.
Con l’onestà intellettuale che ci contraddistingue, e per il ruolo tecnico ordinistico che ricopriamo come componenti Caip, siamo a riportare integralmente i quesiti che ci hanno rivolto, riprendendo le specifiche tematiche descritte da voi nella nota protocollata 2314/I.12 del 14 febbraio 2023. I professionisti hanno l’obiettivo comune di garantire la migliore offerta assistenziale ai bambini e alle loro famiglie in ogni luogo di cura e comunità.
Durante il corso di laurea in Infermieristica pediatrica, il futuro professionista, acquisisce conoscenze e competenze che applica in relazione alle diverse patologie sia pediatriche sia dell’età evolutiva. Le stesse conoscenze/competenze in ambito neonatale/pediatrico non vengono oggi garantite dalla formazione di infermieristica, dove non è obbligatorio svolgere tirocinio in ambito pediatrico/neonatale. Questo, dunque, resta un problema purtroppo irrisolto.
La storia e le opportunità del mondo del lavoro
È noto che in tutti i contesti pediatrici operano personale di entrambi i profili infermieristici poiché le organizzazioni sanitarie in piena autonomia e libertà decidono di alloccare le risorse come meglio ritengono opportuno. È proprio per questo motivo che nel corso degli anni la specificità pediatrica si è spesa in maniera disomogenea su tutto il territorio nazionale, nonostante ci fosse un decreto ministeriale che definisse l’infermiere pediatrico come il professionista responsabile dell’assistenza infermieristica pediatrica.
Le organizzazioni sanitarie hanno libertà di reclutamento ed allocazione del personale ma ne hanno anche la responsabilità delle scelte in termini di garanzia di sicurezza e qualità delle cure. Ci risulta difficile comprendere come la revisione del modello formativo di base e post-base possa agire sulla tematica appena descritta. Chi sarebbe il garante con le organizzazioni per l’assunzione e l’allocazione delle risorse? Chi assicurerebbe all’infermiere magistrale pediatrico l’assegnazione ai contesti neonatologici, pediatrici sia in ambito ospedaliero che territoriale? Il Governo, le Regioni, la Federazione nazionale degli infermieri?
Non ci risultano, inoltre, aspirazioni professionali di Infermieri pediatrici irrealizzate. Ci sono Infermieri pediatrici che lavorano nelle Università come professori, come ricercatori, come coordinatori del corso di laurea, come tutor clinici e nelle aziende come direttori delle professioni sanitarie, dirigenti, incarichi di funzione, coordinatori, etc. Ci preoccupa molto di più la mancata attrattività della professione infermieristica rispetto all’infermieristica pediatrica.
Dai dati di Almalaurea ed Edumeter analizzati e sintetizzati nel report Mastrillo per l’anno 2022/2023, emerge chiaramente come il corso di laurea in Infermieristica Pediatrica sia notevolmente più attrattivo rispetto ad Infermieristica. Inoltre il corso di laurea in Infermieristica ha un tasso di abbandono del 25%. Potrebbe essere un azzardo aumentare ulteriormente il percorso di studi trasformando una triennale che è attrattiva (infermieristica pediatrica) in una magistrale di un corso di laurea (infermieristica) che ha un tasso di abbandono così alto.
L’abolizione della figura della vigilatrice di infanzia (dal 1994 al 1997) ha creato enormi difficoltà alle organizzazioni sanitarie ed una diminuzione qualitativa dell’assistenza negli ospedali pediatrici e nei dipartimenti materno infantili. Infatti, dopo solo tre anni, si è resa necessaria l’istituzione del profilo specifico di infermiere pediatrico tutt’oggi in vigore.
I nuovi bisogni di salute
È palese che ogni professionista abbia il dovere etico e morale di ampliare, approfondire e implementare le proprie competenze che sono sempre in continuo divenire. Apprezziamo il disegno complessivo di revisione della formazione universitaria delle professioni infermieristiche e concordiamo sulla necessità di attivare, prima possibile, le lauree magistrali ad indirizzo clinico dopo i percorsi di base, ma riteniamo che i percorsi debbano essere attivati per entrambe le professioni infermieristiche. Bisognerebbe escludere l’area pediatrica e neonatologica dalle aree individuate per le lauree magistrali cliniche. L’area cure primarie e sanità pubblica potrebbe essere comune consentendo l’accesso ad entrambe le professioni. Per gli infermieri pediatrici potrebbe, inoltre, essere prevista un’unica magistrale clinica di Area critica di emergenza e urgenza pediatrica e neonatale.
I professionisti di oggi e quelli di domani
Salvaguardare gli infermieri pediatrici deve essere l’obiettivo primario della Federazione nazionale e di tutti gli Ordini provinciali, ivi incluse le Caip nazionali e provinciali. Le due soluzioni proposte nella vostra lettera lasciano più di un dubbio. Gli scenari sono molteplici:
- Nell’eventuale fase di transizione normativa e formativa un’equiparazione del titolo anche a garan- zia giuridica potrebbe essere una soluzione di tutela dei professionisti. Però questo vorrebbe signi- ficare che le attuali competenze sono sufficienti e propedeutiche all’esercizio professionale e alla tutela dei pazienti. A cosa servirebbe allora la laurea magistrale clinica per tutti?
- Se gli attuali infermieri pediatrici dovessero tutti frequentare i due anni supplementari, dovrebbero partecipare ai test di ingresso? Chi pagherebbe le spese universitarie ai professionisti? Chi garanti- rebbe, essendo un percorso obbligatorio, l’organizzazione personale e familiare visto che è già diffi- cile conciliare il lavoro con gli affetti personali (figli, partner, familiari, etc.)? Chi garantirebbe il so- stegno sociale ed economico alle famiglie di ciascun professionista?
- Gli attuali infermieri pediatrici in possesso anche della laurea magistrale, dovrebbero partecipare obbligatoriamente a quest’altro corso di studi per lavorare in ambito clinico? Chi pagherebbe le spese universitarie? Discorso analogo per gli infermieri con master di I livello in neonatologia e pe- diatria che lavorano attualmente nelle pediatrie e neonatologie del territorio nazionale
- I futuri professionisti in possesso della Laurea Magistrale Clinica potrebbero partecipare ai concorsi da Dirigente delle Professioni Sanitarie o dovrebbero conseguire un ulteriore corso biennale di Lau- rea Magistrale?
- Difficilmente i 10.000 Infermieri Pediatrici italiani potrebbero partecipare in contemporanea al Cor- so di Laurea Magistrale perché lascerebbero i servizi e i settori di afferenza sguarniti. Chi garanti- rebbe l’assistenza ai piccoli pazienti nei giorni di formazione magistrale?
- Gli infermieri pediatrici con doppio titolo (infermiere pediatrico ed infermiere) dovrebbero conti- nuare gli studi per lavorare in pediatria e/neonatologia?
- Gli attuali studenti dei Corsi di Laurea in Infermieristica Pediatrica, nelle sedi attive, sarebbero ob- bligati a proseguire gli altri due anni di studio magistrale? A spese di chi?
- Le ex vigilatrici di Infanzia che non hanno il diploma di scuola superiore, potrebbero accedere a un corso di laurea magistrale secondo la normativa attuale?
- Qualora qualche collega, come ha già prospettato, si rifiutasse di proseguire con gli altri due anni di laurea magistrale, potrebbe incorrere in demansionamento e/o licenziamento? Chi le sostituireb- be in servizio, in attesa dei laureati magistrali?
- I colleghi già in possesso di master di I livello clinici avrebbero possibilità di carriera o dovrebbero avere obbligatoriamente il titolo magistrale?
- Le sei aree di indirizzo magistrale saranno attivate contemporaneamente? Gli infermieri che lavo- rano in chirurgia, in salute mentale etc, qualora non conseguissero il titolo magistrale clinico per l’aerea di afferenza, continuerebbero a lavorare nei reparti di origine o sarebbero trasferiti in altro servizio? Perché se così non fosse si creerebbe una discriminazione tra professionisti iscritti allo stesso ordine professionale.
Inoltre gli infermieri pediatrici e tutti i laureati magistrali delle sei aree identificate si aspetterebbero, dopo cinque anni di studio, di essere retribuiti in maniera adeguata e sicuramente maggiorata rispetto allo stipendio attuale. Chi garantirebbe un corrispettivo economico durante la trattativa tra Stato e parti sociali, visto che non rientra nei compiti della Federazione nazionale infermieri partecipare alla trattativa? Siamo sicuri che le Parti trattanti, che rappresentano tutte le professioni sanitarie, definiscano un budget specifico solo per gli infermieri magistrali, tralasciando ostetriche, tecnici di radiologia, fisioterapisti etc non in possesso di una laurea magistrale clinica? Non si rischia di aumentare gli sforzi formativi, temporali ed economici senza incrementare la retribuzione, rendendo ancora meno attrattiva la professione?
Come Commissione di albo degli infermieri pediatrici (Caip) di Torino, avevamo il dovere istituzionale di informarvi circa le perplessità e i dubbi enunciati dai nostri colleghi. Chiediamo pertanto se la Federazione nazionale e la Caip nazionale intendano convocare un tavolo tecnico con tutti i presidenti di Opi e tutti i presidenti Caip per disquisire sulle problematiche descritte.
Redazione Nurse Times
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