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Infermieristica e disabilità: è possibile laurearsi ed esercitare in presenza di handicap fisico?

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Vivere con una disabilità può sembrare terribilmente difficile. La società è strutturata in modo da rivolgersi principalmente nei confronti delle persone non disabili, anche se il 20% delle persone in tutto il mondo ne soffre in qualche modo

Pensare di poter esercitare un lavoro come quello dell’infermiere che, pur essendo annoverata tra le professioni intellettuali, ha molte competenze tecniche che richiedono una buona e robusta costituzione.

Ma Simona Marino non si è fatta scoraggiare dalle difficoltà e, nonostante l’ipoacusia neuro-sensoriale che la affligge dalla nascita, ha tentato di intraprendere il percorso di studi per diventare infermiera.

Riportiamo di seguito l’intervista rilasciata alla redazione di Nurse Times:

Benvenuta Simona, quale è stata la motivazione che l’ha portata a studiare per diventare infermiera?

Mi sono diplomata all’istituto d’arte a 19 anni nonostante i miei genitori non potessero permettersi di farmi diplomare a causa anche dell’ingiustizia subita dall’INPS che, al compimento della maggior età, mi ha inspiegabilmente tolto la pensione di invalidità, lasciandomi senza sussistenza per ben 6 anni.

Mi sono rimboccata le maniche decidendo di lavorare e studiare per ottenere il diploma. Nel corso della mia vita ho potuto toccare con mano cosa significhi essere disabili. Intorno a me ho visto indifferenza sia da parte della istituzione che della società. Ho sviluppato quindi, nel tempo, la consapevolezza di quanto sia fondamentale ricevere assistenza avendo delle disabilità permanenti o temporanee. Nel passare del tempo ho riflettuto tanto su cosa avrei voluto fare nella vita, su chi sono e su quale contributo avrei potuto dare in questa società. Sono affetta da ipoacusia neuro-sensoriale dalla nascita ma ho sempre pensato di intraprendere una professione che mi gratificasse.

Ad un certo punto ho capito che aiutare le persone mi dava gioia, perché da una parte ricevi soddisfazioni dalle persone e dall’altra contribuisci a sostenere una filosofia di assistenza che spesso a me è mancata. Così, dopo aver provato senza successo a superare il test d’ingresso nel 2012, riuscì ad essere ammessa nel 2015.

Quali difficoltà ha incontrato nel percorso di studi?

Tra mille dubbi e paure di non essere in grado di studiare o adatta alla professione mi sono immersa totalmente in questa esperienza. Le difficoltà non sono poche durante le lezioni, tra la confusione generale e la fatica a comprendere ascoltando.

Inoltre se il professore si volta e non riesco a leggere il labiale praticamente non posso seguire il filo del discorso. Così ho iniziato a rivolgermi all’ufficio disabili che con una serie di supporti materiali e con la collaborazione del tutor mi ha aiutato a superare alcuni ostacoli.

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Ha avuto problemi durante il tirocinio clinico?

Il periodo di tirocinio mi ha dato la consapevolezza di essere in grado di svolgere tutte le attività di routine e il rapporto con lo staff dell’ospedale mi permette ogni giorno di crescere e fare esperienza. Relazionarsi con i pazienti è molto gratificante. Spesso ricevo complimenti per la dedizione o per l’umanità che trasmetto, perché le persone che soffrono hanno bisogno soprattutto di calore umano ed io mi occupo di loro con spirito di compassione in modo del tutto naturale.

La più bella soddisfazione deriva dai pazienti che mi fanno spesso i complimenti quando capiscono che sono disabile e che, nonostante tutto, non temo le difficoltà relative al percorso di studi.

Ho concluso il primo anno da poco e mi rimane soltanto l’esame del tirocinio. Di fronte a me c’è la sfida del secondo anno che dicono sia più impegnativo. Tuttavia guardo al futuro con fiducia nelle mie capacità e nella consapevolezza che non sarà facile ma che ho fatto la scelta giusta per la mia crescita personale e professionale.

Quali sono state le esperienze negative vissute finora a causa della sua disabilità?

Un aspetto negativo di questa esperienza è purtroppo il pregiudizio che ho dovuto subire per molti mesi sia da parte dei miei colleghi che da parte del personale permanente o dai professori che non sempre prendono con le dovute riflessioni e modi di comportarsi il rapporto con me. Purtroppo chi come me ha questo tipo di disabilità deve aspettarselo.

Con il tempo comunque come di consueto i pregiudizi si affievoliscono e vengo apprezzata per quello che sono e per quello che faccio. Mi fa molto piacere quando i professori, gli infermieri e i medici cercano di venirmi incontro per la mia difficoltà e cerco sempre di ricambiare con il massimo impegno sia nello studio che nel tirocinio, prendendo tutto con la massima serietà. Mi auguro di laurearmi e di poter un giorno svolgere questa professione che ho nel tempo amato sempre di più e che vorrei fosse il lavoro della mia vita.

Ringraziamo Simona Marino per la preziosa testimonianza rilasciata alla redazione di Nurse Times che sicuramente potrà essere d’aiuto per altre persone affette da disabilità di ogni genere.

Simone Gussoni

 

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