È un continuo “ciurlar nel manico”, il costante impegno “a parole” che da tempo numerose rappresentanze politiche, sindacali e professionali manifestano per attuare la cancellazione del vincolo dell’incompatibilità ed esclusività del rapporto di lavoro cui sono ammanettati gli Infermieri italiani per effetto della legge n. 412/91 e del dlgs n.165/2000.
È in quest’ultimo periodo che la questione dell’esclusività per gli Infermieri e le professioni sanitarie del comparto sanità è sistematicamente “sulla bocca” di tutti i suoi stakeholder, considerate le enormi criticità in cui oggi si trova il sistema sanitario nella sua dimensione nazionale, incapace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini
Noi Infermieri, considerati “a parole” dall’universo mondo professionisti sanitari indispensabili e primattori per l’ammodernamento del sistema sanitario, proiettato a modelli concettuali innovativi e in linea e coerenza con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ci chiediamo il perché dobbiamo subire un’autentica vessazione e declassamento per la disciplina delle attività libero professionali che invero per ordinamento sono consentite ai dipendenti del servizio sanitario, appartenenti unicamente alla dirigenza sanitaria, medica e veterinaria.
È oltremisura imbarazzante, per un paese che si definisce rispettoso dei principi costituzionali, relegare una classe professionale sanitaria con pseudo “pari dignità” a tutte le altre, in un recinto invalicabile aperto solo nel periodo della transumanza a migliori pascoli solo per far fronte alla stagione pandemica.
È quanto, nei fatti, è accaduto l’anno scorso con il decreto “sostegni” (art. 20 comma 464-bis del governo presieduto da Giuseppe Conte) che ha determinato con la dichiarata condivisione della FNOPI, la temporanea sospensione dei vincoli di legge sull’esclusività del rapporto di lavoro per gli Infermieri solo per raggiungere l’obiettivo dichiarato di aumentare la capacità vaccinale del Paese e garantire un migliore accesso ai vaccini per uscire il più rapidamente possibile dalla pandemia.
Insomma, infermieri temporaneamente reclutati per effettuare un lavoro a “cottimo” con il “bene placet” della “casa madre” degli Infermieri che forse sperava in una successiva e più ampia estensione dell’allentamento del vincolo di esclusività sino a giungere alla sua definitiva cancellazione.
A nessuno sfugge che i mali che affliggono oggi il nostro sistema sanitario pubblico sono drammaticamente rilevanti e incidenti sulla salute pubblica e riguardano tutte le sue articolazioni funzionali in forte disequilibrio tra di loro.
La medicina territoriale è inesistente e inefficace, gli ospedali sono colmi all’inverosimile perdendo la loro dimensione di struttura per acuti, le strutture intermedie e i sistemi di emergenza urgenza super affollati; il tutto in un contesto di Paese in cui per la sovranità delle regioni nel governo della sanità, insistono venti differenziati modelli di sistemi sanitari.
Tanto premesso c’è da chiedersi se non sia ora il momento di restituire agli Infermieri la libertà incondizionata di porsi di più e meglio al servizio dei cittadini, così come avviene per tutte le professioni della dirigenza sanitaria, ancorché il nostro Paese evidenzia una catastrofica carenza numerica di Infermieri rispetto ai propri bisogni.
Nella mia piccola dimensione e ruolo di presidente dell’OPI di Bari, rivolgo appello alle forze politiche di governo e di opposizione, di trovare da subito un’intesa per far si che approdi rapidamente per il suo esame, discussione e approvazione in Parlamento una delle tante proposte di legge di riforma dell’attuale ordinamento in grado di restituire agli Infermieri e alle professioni sanitarie del comparto la dignità professionale loro sottratta da tanto, troppo tempo.
Raccomando le lobby professionali dell’area sanitaria presenti in Parlamento, che da anni ostacolano nelle forme più ambigue il processo riforma dell’ordinamento professionale degli infermieri per la liberalizzazione del rapporto di lavoro, migliori riflessioni sull’ipotesi che tanto determinerebbe invasioni di campo e sottrazione di volumi prestazionali oggi ad esclusivo e oneroso loro appannaggio.
Il Paese ha bisogno, oggi più che mai, di professionisti sanitari che con pari dignità e nel rispetto dei propri ruoli si prendono cura della salute dei suoi cittadini con prestazioni rese in qualità e sicurezza
Buon natale e felice anno nuovo.
Saverio Andreula, presidente OPI Bari
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