L’intervento, eseguito dal professor Luigi Fontana, ha permesso di sostituire l’endotelio con una sorta di mini-lente a contatto.
Dopo cinque anni di cecità pressoché totale, a 76 anni la signora Giancarla è tornata a vedere grazie al primo trapianto in Italia di cornea sintetica. L’intervento, il 100esimo di questo tipo al mondo, è stato realizzato a fine agosto all’Irccs Policlinico Sant’Orsola di Bologna dal professor Luigi Fontana. Nello specifico, la signora è passata da zero a sei decimi grazie all’inserimento nell’occhio di una sorta di mini-lente a contatto, fatta di materiale plastico, che va a sostituire l’endotelio, ossia la membrana che garantisce la trasparenza della cornea.
Per chi, come la 76enne di Bologna, è affetta da scompenso endoteliale, che rende opaca la cornea, la visione è estremamente ridotta: si distinguono solo luci e ombre, ma non le forme. Finora l’unico intervento possibile era il trapianto di cornea da donatore, ma in alcuni casi neanche quello basta. Dopo poco tempo, il problema può ripresentarsi. Non a caso il 14% dei pazienti in lista d’attesa al Sant’Orsola per il trapianto di cornea ha già subito almeno un intervento di questo tipo in passato.
Per i casi così complessi, dunque, si è sperimentata questa nuova tecnologia, inventata dall’israeliano Ofar Dafna insieme alla sua start-up. E il destino ha voluto che il padre dell’inventore di questa protesi abbia studiato e si sia laureato in Medicina proprio a Bologna. Dopo 50 anni è tornato sotto le Due torri, proprio per vedere da vicino i risultati dell’intervento portato a termine al Sant’Orsola. Di questa nuova frontiera dell’oculistica si è parlato ieri mattina al Policlinico, dove Fontana ha presentato alla stampa il trapianto eseguito.
La protesi è un sottile strato di materiale polimerico spesso 50 micron e di 6,5 millimetri di diametro, più piccola di una lente a contatto, che evita al liquido dell’occhio di penetrare nella cornea e renderla opaca. L’intervento è durato circa mezz’ora, in microchirurgia e con anestesia locale. Grazie a questa tecnica, inoltre, il paziente può essere dimesso il giorno stesso dell’operazione. Negli ultimi dieci mesi al Sant’Orsola sono stati eseguiti circa 200 trapianti di cornea in casi complessi. Quattro pazienti in tutto sono già stati operati con questa tecnica innovativa e altri due lo saranno nei prossimi mesi.
“I risultati sono incoraggianti – ha spiegato Fontana -. Non siamo ancora al punto di pensare che l’endotelio artificiale possa sostituire del tutto il trapianto di tessuto da donatore, ma gli studi in corso dimostrano la sicurezza e l’efficacia di questo tipo di impianti in pazienti con particolari e complesse patologie corneali”. Questa protesi, inoltre, potrebbe essere “un grande aiuto” anche per i Paesi più poveri o in via di sviluppo, dove il tasso di cecità per queste malattie è più elevato anche a causa della difficoltà di avere tessuti da donatore per eseguire i trapianti di cornea.
“Fontana è un fuoriclasse – ha dichiarato Chiara Gibertoni, direttrice generale del Sant’Orsola –. E’ un ricercatore di altissimo valore a livello internazionale. La nostra ambizione è creare start-up qui nel nostro Irccs per questo tipo di innovazioni”.
“Fontana – ha sottolineato a sua volta Giovanni Molari, rettore dell’Alma Mater di Bologna – non è da tanto nella nostra Università, e questo dimostra quanto l’Ateneo sia aperto alla ricerca dei migliori talenti”.
Plauso anche dall’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini: “Quando si parla di eccellenza, il Sant’Orsola e l’Emilia Romagna ci sono sempre. Nonostante questi tre anni, abbiamo continuato a investire sulla ricerca. Oggi siamo impegnati a difendere la sanità pubblica con le unghie e con i denti, a reggere sul piano della sostenibilità e a investire”.
Redazione Nurse Times
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