Riceviamo e pubblichiamo la lettera di G.A.
Gentile redazione di Nurse Times,
ogni qualvolta sui social si parli di lotta al demansionamento infermieristico, di realtà demansionanti che vengono a galla e/o si citino leggi e sentenze a tal proposito, puntualmente, le discussioni nei commenti si dirigono verso i concetti di: “guerra tra poveri” e “ lavoro di equipe”.
Sento di dovere di fare una brevissima riflessione soprattutto perché tali concetti , nella maggior parte dei casi, sono ribaditi dal personale di supporto…
In primis, tutto il materiale che viene postato in rete da giornalisti o da normali utenti, non ha lo scopo di fomentare diatribe o lotte di classe, ma semplicemente informare ( “aprire gli occhi” ) i colleghi infermieri che non si rendono conto della esistenza e dell’entità del fenomeno.
Inoltre non si tratta di una guerra poiché la lotta al demansionamento infermieristico non attacca in alcun modo altre figure, ma mira solo a far ottenere il giusto riconoscimento della propria figura.
Infine, in merito al lavoro di equipe, concludo citando un esempio sportivo .
Una squadra di calcio è una equipe? Si, perché tutti concorrono con il loro operato al raggiungimento di un obiettivo comune.
I membri si aiutano tra loro per il raggiungimento di un obiettivo comune? Si.
Ma cosa succederebbe se ogni calciatore anziché giocare nel proprio ruolo giocasse a tutto campo (il famoso 5-5-5 di Oronzo Canà) oppure se ad esempio un calciatore dovesse, oltre al proprio ruolo, svolgere anche altri ruoli mentre però gli altri non hanno le competenze per poter svolgere il suo?
Si contestano le leggi. Anche il calcio ha un suo regolamento. Se un giocatore diverso dal portiere tocca la palla con le mani, commette fallo oppure sarebbe forse il caso di ribadire che, siccome il calcio è un gioco di equipe, anche difensori, centrocampisti e attaccanti possano parare?
Un vostro lettore infermiere professionista della salute.
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