Continuano le grosse soddisfazioni e le incommensurabili gioie per i professionisti dell’assistenza alla persona: da gennaio 2019 gli infermieri, così come altri 300.000 dipendenti pubblici, vedranno ridotto il proprio stipendio rispetto allo stesso mese del 2018.
La busta paga del nuovo anno, infatti, come riportato da Il Messaggero, sarà orfana di quelle famose e tanto discusse ’85 euro’ di aumento medio, decise dall’accordo governo-sindacati del 2016 e che furono raggiunte grazie a un bonus temporaneo, ‘elemento perequativo’, che non ci sarà più a partire dal primo mese del 2019.
Questo ‘aumento’ di leggerezza nelle nostre tasche, arriverà grazie al fantomatico CCNL 2016-2018, partorito dopo anni di standby e firmato lo scorso maggio da Fials, CGIL, CISL, UIL e FSI. Un rinnovo contrattuale disastroso, meramente politico, siglato in fretta e in furia e caratterizzato da catastrofi come la cancellazione dei diritti e la ‘perdita’, per l’appunto, degli aumenti.
Nella parte bassa della gerarchia statale, purtroppo, tale aumento/elemosina di 85 euro, tanto osannato dalla politica di allora, di fatto si ridurrà. E gli infermieri, oramai abituati alle tante e pittoresche umiliazioni che gli arrivano addosso pressoché quotidianamente da ogni direzione, nell’eterna attesa di un sacrosanto riconoscimento sociale ed economico, si vedranno addirittura privati di 20 euro dalla loro busta paga.
L’aumento concordato nel 2016, infatti, per i professionisti della salute infermieri scenderà del 21.7%. E tutto questo a causa della natura perequativa dell’aumento, calcolato su percentuale, che fa perdere maggiormente a chi guadagna di meno.
Tutto verrà lasciato così o… Si sta correndo in qualche modo ai ripari per non assistere a quest’ennesimo scempio?
Servono soldi: 500 milioni per tutto il settore pubblico, comprese sanità ed enti territoriali. Trovarli non è affatto facile e comunque non basterebbe a sanare del tutto la questione: bisognerebbe, infatti, sottoscrivere altri contratti, magari in anticipo rispetto ai rinnovi veri e propri (per i quali servono importi ben più consistenti), senza quel benedetto elemento perequativo. Ma il tempo stringe, visto che a gennaio mancano solo 3 mesi e mezzo…
Siamo davvero pronti per quest’altro ignobile scempio?
Alessio Biondino
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