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Infermiere di famiglia, la situazione in Italia alla luce del PDL depositato da M5S Lombardia

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Curriculum europeo per l'infermiere di famiglia: Il progetto Enhance
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Il progetto di legge punta a garantire e migliorare la continuità assistenziale a livello territoriale.

A fine novembre, viene depositato un PDL da parte del M5S Lombardia, dal titolo “Disposizioni in materia di assistenza continua (“H24”) nel Distretto socio sanitario”. Obiettivo del progetto di legge è quello di migliorare e garantire la continuità assistenziale a livello territoriale nell’interesse primario della salvaguardia del diritto di salute del cittadino. Questo, passando anche dalla definizione del modello organizzativo regionale per la figura dell’infermiere di famiglia. In questo articolo si confronterà il progetto di legge con i modelli organizzativi già esistenti in alcune regioni italiane.

La figura dell’infermiere di famiglia nasce nel contesto di “Health 21 – Health for all in the 21st century”, documento approvato dall’Organizzazione mondiale della sanità – Comitato regionale per l’Europa nel settembre 1998. Il documento definisce 21 obiettivi per il XXI secolo, i quali intendono fornire un quadro di riferimento per l’azione di ciascun Stato membro, in modo da adeguare la propria politica e strategie sanitarie con quelle di Health 21.
L’infermiere di famiglia svolge un ruolo essenziale per raggiungere il pieno potenziale di salute per tutti, attraverso il perseguimento di due obiettivi principali:

  • promuovere e proteggere la salute della popolazione lungo tutto l’arco della vita;
  • ridurre l’incidenza delle malattie e degli incidenti più comuni e alleviare le sofferenze che questi causano.

Secondo il modello dell’Oms, vengono identificate le 4 aree di intervento dell’infermiere di famiglia:

  1. PREVENZIONE PRIMARIA: l’infermiere di famiglia verifica la possibile presenza di fattori dannosi che minacciano la salute e lavora attivamente per evitare che questo si ripercuota sulla famiglia, fornendo alla stessa, la possibilità di costruirsi le proprie risorse difensive.
  2. PREVENZIONE SECONDARIA: attraverso attività di screening, programmi vaccinali e una approfondita conoscenza delle famiglie, la figura dell’infermiere di famiglia permette una precoce diagnosi di malattia.
  3. PREVENZIONE TERZIARIA: concetto che racchiude tutti gli interventi utili a evitare le riacutizzazioni di malattie croniche, inquadrabili nel modello del Chronic care model.
  4. INTERVENTI IN CASI CRITICI / ASSISTENZA DIRETTA: forme di collaborazione tra l’infermiere e la famiglia o con il singolo per appropriati interventi di cura, riabilitazione, cure palliative e di sostegno.

L’infermiere di famiglia è un infermiere che si occupa di assistenza in collaborazione con il medico di famiglia, operando in sinergia con lui in una zona delimitata, come il quartiere di una grande città, un paese o una piccola comunità.

Questa nuova figura infermieristica potrebbe assistere malati cronici, ma anche malati in fase acuta che non richiedono, tuttavia, cure intensive o praticabili esclusivamente in ospedale. Al malato sarà quindi consentito di essere assistito dall’infermiere direttamente presso il proprio domicilio, con la prospettiva di contribuire a ridurre gli accessi al pronto soccorso, le degenze ospedaliere, nonché le riammissioni.

In Italia, negli ultimi anni, si è lavorato molto allo scopo di inserire nel Ssn questa figura, ma senza successo, se non a livello locale/regionale. Infatti, in molte regioni italiane è già presente questa figura, in alcuni casi regolamentata da una delibera regionale con annesso Modello organizzativo, (si vedano la Regione Piemonte e la Regione Toscana). In altre, come per esempio la Regione Lazio, si è in una fase ancora di sperimentazione. Questo frazionamento è anche dovuto alle singole difficoltà di ogni Governo regionale e alle “realtà locali” di ciascun territorio.

Tuttavia, andando ad analizzare i modelli organizzativi esistenti, si evince come gli obiettivi perseguiti siano gli stessi, ovvero:

  • potenziare l’assistenza territoriale e domiciliare, nel riconoscimento di sussidiarietà, per fronteggiare i problemi di salute dei cittadini legati all’invecchiamento della popolazione e alla diffusione di cronicità;
  • rivedere il modello organizzativo distrettuale, valorizzando e responsabilizzando le funzioni e il ruolo dei professionisti sanitari per una maggiore appropriatezza delle prestazioni in relazione alle necessità clinico-assistenziali, alla tempestività, alla continuità della cura e alla comunicazione con gli utenti;
  • diminuire gli accessi al pronto soccorso, le degenze ospedaliere e le riammissioni, garantendo assistenza ai malati cronici o in fase acuta che non richiedono cure intensive o praticabili esclusivamente in ospedale, monitorando i costi e aumentando l’appropriatezza clinico organizzativa.

Tradotto, lo scopo dell’introduzione dell’infermiere di famiglia è quello di far progredire sempre più la sanità verso una visione sempre meno ospedalocentrica e medicocentrica, con una visione di territorialità a 360 gradi e, soprattutto, di equipe multidisciplinare all’interno della quale ogni operatore sanitario possa operare in autonomia secondo le proprie competenze.

Noel Cavazza

Bibliografia:

  • Progetto di legge: Disposizioni in materia di assistenza continua (“h24”) nel Distretto socio sanitario (M5S Lombardia).
  • Indirizzi per lo sviluppo del modello assistenziale infermiere di famiglia e di comunità – Approvazione e destinazione delle risorse (Regione Toscana).
  • Infermiere di famiglia e comunità: in Piemonte è un modello di assistenza (Fnopi).
  • L’infermiere di famiglia e di comunità: la formazione di questa nuova figura presso l’Università di Torino e l’Università del Piemonte Orientale (Fnopi).
  • Delibera Regione Piemonte.

 

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