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Infermiere di famiglia, De Palma (Nursing Up) convocato in audizione al Senato

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Il presidente del sindacato sarà ascoltato domani dalla Commissione Sanità in merito al ddl 1346.

La Commissione Sanità del Senato ha deciso di convocare per domani, martedì 23 giugno, Antonio De Palma (foto), presidente del sindacato Nursing Up. Scopo dell’audizione: discutere del nuovo disegno di legge sull’infermiere di famiglia (n. 1346).

«Un onore e una responsabilità – esordisce De Palma –, essere convocato in Parlamento per relazionare ai senatori interessati su un argomento così delicato e nello stesso tempo complesso, intorno al quale vanno puntualizzati approfondimenti idonei a far sì che la legge colga esattamente gli obiettivi attesi dalla collettività. Come sindacato, non possiamo che accogliere favorevolmente una legge, ma sarebbe stato indispensabile, come invece è accaduto, non partire dalla coda. Sto dicendo che, prima di mettere in atto attraverso il Decreto Valorizzazione, l’assunzione di 8 infermieri ogni 50mila unità di cittadini, ovvero circa 9.700 nuove figure professionali, sarebbe stato opportuno adottare, appunto per legge, norme che potessero sostenere adeguatamente le previsioni contenute nel citato decreto, e quindi creare perimetri di regolamentazione a livello nazionale per l’inserimento dell’infermiere di famiglia nel nostro sistema sanitario”.

Aggiunge il presidente Nursing Up: “Tutto questo è necessario, se si vuole evitare che 20 sistemi regionali regolamentino, ognuno in maniera diversa, un servizio tanto importante in favore del cittadino. Tutto è possibile ancora e, se si deciderà di lavorare alacremente, approvando tempestivamente il disegno di legge del quale si parla, sarà ancora possibile ottimizzare e coordinare le norme tra di loro. Insomma, le norme contenute nel disegno di legge potrebbero essere fondamentali per creare le condizioni strutturali e perimetrali, di livello nazionale, atte ad accogliere le previsioni contenute nel Decreto Valorizzazione, consentendo in tal modo l’attivazione della figura dell’infermiere di famiglia in maniera uniforme e integrata in tutte le regioni del territorio nazionale, ovviamente lasciando a queste ultime i propri alvei di intervento e di autonomia organizzativa e gestionale, come peraltro già accade con i medici di famiglia”.

E ancora: “Bisogna inoltre individuare la tipologia e le caratteristiche delle prestazioni infermieristiche che rientrano nel mandato ed alveo di competenza del nuovo professionista, anche per il loro impatto sui livelli essenziali di assistenza. Con una chiara premessa: l’infermiere di famiglia non è propriamente un infermiere che svolge assistenza domiciliare, sebbene l’assistenza infermieristica a domicilio possa essere una delle classi di attività che questa nuova figura è chiamata a garantire alla collettività. L’infermiere di famiglia prende in carico il paziente e garantisce gli interventi di competenza in integrazione multiprofessionale con gli altri specialisti sanitari”.

Concludendo: “Da ultimo, ma non per importanza, bisogna creare un alveo contrattuale per questa nuova figura professionale, che sia distinto da quello del comparto sanità e che sia forte di un altrettanto solido riconoscimento giuridico. Anche qui, proprio per evitare che le 20 Regioni si muovano in ordine sparso e che non valorizzino fino in fondo le potenzialità del nuovo progetto sanitario, lo Stato deve fare la sua parte. Questo disegno di legge potrebbe essere lo strumento di elezione, ad esempio attraverso disposizioni atte a creare un contratto nazionale di lavoro specifico per l’infermiere di famiglia, alla stregua di quello esistente per i medici di medicina generale. Insomma, bisogna strutturare un rigoroso percorso che consenta all’infermiere di famiglia di essere un professionista in grado di offrire assistenza a 360 gradi, di interagire a livello multiprofessionale con le altre figure del Sistema sanitario e di costruire servizi innovativi in favore del cittadino”.

Redazione Nurse Times

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