Gli infermieri neolaureati vivono come non mai la crisi nella quale riversa il nostro paese
Quotidianamente è possibile leggere annunci imbarazzanti nei quali venga richiesta la figura di Infermiera – Dama di compagnia, un Infermiere per tirocinio post laurea o un’Infermiera per stage non retribuiti.
Ma gli annunci pubblicati dagli infermieri stessi, attraverso i quali i giovani professionisti si presentano al mondo del lavoro, non sono certo migliori.
Un numero in costante aumento di neolaureati si rende disponibile a qualsiasi lavoro generico vantandosi del proprio titolo di studio.
L’occupazione che parrebbe andare per la maggiore sarebbe quella di badante, per questo motivo ho deciso di intervistare una giovane collega che, dopo essersi laureata, ha deciso di intraprendere questa carriera, non riuscendo a trovare alcuna occupazione come infermiera.
Benvenuta Maria (nome di fantasia), come sei riuscita ad entrare in questo settore?
Ciao! Mi sono iscritta ad una cooperativa attraverso un contratto di collaborazione come infermiere; tuttavia mi hanno trovato lavori solo da badante e alla fine ho dovuto accettare perché avevo bisogno di quei soldi per mantenere i miei studi di medicina e chirurgia, perché i miei non possono più aiutarmi.
Prima di quel lavoro mi sono trovata a svolgere attività di volantinaggio e a lavorar come netturbina.
Purtroppo mi pagano una cifra irrisoria (inizialmente mi pagavano 2,20 euro l’ora).
I concorsi sono pochi e quando vedo gli annunci richiedono sempre esperienza oltre quella del tirocinio e io non la ho perché mai nessuno mi ha permesso di conseguirla.
Da quanto tempo ti sei laureata come infermiera?
Mi sono laureata nel 2016, ma ti assicuro che amici laureati da più tempo di me sono ancora disoccupati.
Infermieristica mi è sempre piaciuta ed era un corso di laurea che i miei si potevano permettere. Speravo di entrare in ospedale e imparare molte cose, e nel frattempo studiare medicina con i miei tempi e con la possibilità di mantenermi. Per me già questo sarebbe stato dignitoso, e spero che presto o tardi ne abbia la possibilità
Da quando ti sei laureata hai mai lavorato come infermiera?
No, purtroppo no. Tutti nel privato mi hanno scartato perché fossi senza esperienza e nel pubblico non ci sono concorsi; alcuni mi hanno consigliato di frequentare dei master ma non posso farli contemporaneamente al corso di medicina e comunque credo che servano a poco per trovare lavoro, magari mi darebbero solo punti in più nei concorsi pubblici.
Il nostro Paese ha le leggi estremamente antiche ancora in vigore: una legge regia del 1933 non permette infatti di iscriverti a un master e un corso di laurea contemporaneamente.
Come descriveresti il tuo polo formativo universitario?
Il corso di laurea è a numero chiuso e come tale dovrebbe fornire tanti laureati quanti necessari al paese e non sarebbe così difficile fare tale calcolo statistico. Dal punto di vista pratico ritengo che nel corso manchino tutor e che nella maggior parte dei reparti il tirocinante sia lasciato a se stesso e che molti pretendano risultati insegnandoti ben poco.
Nell’ultimo anno riesci ad acquistare una certa autonomia ma dopo averla ottenuta stai lontano dai reparti per mesi o anni. L’università sforna laureati e li abbandona a loro stessi; ogni università (specialmente quelle a numero chiuso) dovrebbero già sapere dove collocare i neolaureati, almeno per fargli fare una prima esperienza; è qui che andrebbero investiti dei soldi; in questo modo metteresti in moto domanda è offerta lavorativa
Dopo quanto tempo hai iniziato a lavorare come badante?
Dopo 3 mesi trascorsi ad inviare migliaia di curricula sono stato contattato da una cooperativa. Mi dissero che cercavano infermieri e che il nostro sarebbe stato un contratto collaborativo. Poi mi hanno offerto un lavoro da badante con un contratto, che, a mia insaputa, è stato cambiato.
Mi hanno offerto 540 euro lordi per 62 ore settimanali, con un compenso netto di circa €2,20 per ora.
Quali sono le tue mansioni?
Devo assistere un paziente con demenza senile che spesso ha delle crisi nervose e amnesia. Devo anche cucinare e sbrigare le faccende domestiche, quando la figlia non è in casa. Mi alterno con altri badanti nella gestione del paziente.
Hai mai pensato di trasferirti all’estero per poter lavorare come infermiere?
Sì, ma dovrei rinunciare a Medicina e comunque l’idea di dovere forzatamente lasciare il mio paese per lavorare non è che mi faccia impazzire. Uno può andare volontariamente per fare un esperienza per un po’ di tempo ma non essere obbligati perché qui non c’è lavoro.
Acquisisci qui le tue competenze e le porti in un altro paese; non è bello. Se mi dici che uno va per vedere altre realtà per qualche mese o anno potrei essere d’accordo, ma non deve essere una scelta obbligata.
Come immagini il tuo futuro in qualità di medico?
Il mio sogno sarebbe diventare una oncologa bravissima, capace di dire alle persone che si può curare anche gli stadi avanzati dei tumori. Riuscissi a salvare le persone e regalare loro un sorriso, penso che avrei tutto quello che mi possa bastare per essere realizzato.
Qualora diventassi una bravissima oncologa cosa porteresti con te della professione infermieristica?
L’umiltà e l’empatia. Una persona è qualcosa di complesso e non è solo la malattia che lo affligge: è paura, è ansia, è dolore, è solitudine e se si vedono questi aspetti anche se non si cura la malattia, si cura la persona.
Ci prendiamo cura del prossimo, e questo è importantissimo.
Se sono a medicina lo devo a due infermiere che mi hanno permesso di realizzare la tesi in poco tempo. Per me la professione infermieristica sarà sempre importante e ne avrò sempre profondo rispetto e riconoscenza
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