Quattro le persone finite agli arresti domiciliari e oltre trenta gli indagati. I dottori compiacenti avrebbero stilato certificati falsi in cambio di denaro.
Truffe pianificate quotidianamente. Una struttura criminale che negli anni si è dedicata esclusivamente a simulare incidenti stradali in mezza Italia in modo da “drenare” i risarcimenti delle assicurazioni. Quattro le persone finite agli arresti domiciliari e oltre trenta gli indagati, in un procedimento della Procura di Roma che vede coinvolti anche medici compiacenti dei pronto soccorso capitolini, pronti a stilare certificati falsi in cambio di denaro: mazzette da 300 a 500 euro.
A quattro medici i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Roma Centro hanno notificato la misura della sospensione del pubblico servizio per periodi di sei e dodici mesi. Le accuse contestate dal pm Francesco Cascini, a secondo delle posizioni, sono quelle di associazione per delinquere, frodi ai danni di assicurazioni, corruzione. Per il gip gli indagati, “con notevole spregiudicatezza e scaltrezza, hanno promosso e organizzato l’associazione, dedicandosi quotidianamente alla pianificazione di falsi sinistri stradali, ponendosi alla ricerca di ‘attori’ e messi da coinvolgere nei falsi sinistri, a intrecciare rapporti con medici compiacenti in servizio presso strutture private e pubbliche, seguire tutte le pratiche con le assicurazioni cui venivano richiesti rimborsi”.
In un’intercettazione citata nell’ordinanza della giudice Francesca Ciranna uno degli indagati chiede se è stata trovata una persona per “fare quella parte, un ruolo da protagonista, lì a teatro!”. La risposta dell’altro indagato è interlocutoria: “In questo momento non ce l’ho”. In riferimento al ruolo svolto dai medici il gip scrive: “Sebbene non muovano le leve di comando, sono comunque ingranaggi necessari e consapevoli di un meccanismo che, senza di loro, non sarebbe in grado di funzionare e raggiungere il proprio scopo. Tutti in servizio nelle strutture pubbliche, non hanno esitato ad attestare l’esistenza di false lesioni al fine di consentire all’associazione di lucrare ingenti profitti”.
Secondo gli inquirenti, il danno economico alle compagnie assicurative supera i 2 milioni di euro. Nel procedimento sono coinvolti anche avvocati. “La consistenza dei proventi derivanti dagli incidenti stradali – spiegano gli investigatori -, generata in massima parte dai risarcimenti delle lesioni riportate dagli infortunati, dava luogo a liquidazioni comprese tra i 10.000 ed i 20.000 euro”. I vari membri del sodalizio, inclusi medici e “attori”, venivano remunerati, anche in base a un “tariffario”, con compensi variabili dai 300 ai 500 euro a incidente.
Redazione Nurse Times
Fonte: Quotidiano Nazionale
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