La necessità è quella di rispettare le date degli esami di ammissione di settembre che senza il decreto del ministero dell’Università non potrebbero essere svolti. E il MUR ha messo a bando, come precisa nel teso del provvedimento in “assenza dell’Accordo previsto dall’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano sulla Determinazione del fabbisogno per l’anno accademico 2021/2022, dei laureati magistrali a ciclo unico, dei laureati delle professioni sanitarie e dei laureati magistrali delle professioni sanitarie, a norma dell’art. 6 ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modifiche” e “in via provvisoria” per l’anno accademico 2021-2022 “il numero dei posti disponibili a livello nazionale per l’ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie corrispondenti alla intera offerta formativa espressa da ogni ateneo per l’a.a. 2021/2022, secondo le proprie complessive risorse”.
Per la professione infermieristica si tratta di +1.120 posti in più dello scorso anno (17.133) a cui si aggiungono 264 posti per infermiere pediatrico (+53).
In tutto per le lauree delle Professioni sanitarie nel 2021-2022 ci saranno 30.180 posti disponibili. Un numero in crescita rispetto ai 26.602 dello scorso anno (+13%) e la nuova data per i test d’ammissione dal 7 settembre è stata spostata al 14 settembre.
Per infermieristica per il momento si tratta di circa 6mila posti in meno della richiesta degli ordini professionali e di circa 3mila in meno rispetto a quella delle stesse Regioni che avevano raggiunto quest’anno, rispetto a una media di poco più di 14mila posti/anno, un fabbisogno di circa 20mila posti.
E si tratta di quasi 7mila posti in meno di quelli ipotizzati negli emendamento a leggi in discussione al Parlamento che per gli infermieri vorrebbero fissare l’asticella almeno a 24mila, dopo aver toccato con mano durante la pandemia la pesante carenza di organici.
Redazione Nurse Times
Fonte: Fnopi
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