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Immigrati, da oggi potranno partecipare ai concorsi pubblica amministrazione

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La novità permetterà agli extracomunitari che già hanno un lavoro precario di essere stabilizzati. In molti ospedali e in centri per l’assistenza agli anziani sono già impiegati molti medici e infermieri provenienti da altri paesi. La nuova norma pone poi delle limitazioni: non potranno entrare nella magistratura, nella polizia o nell’esercito

Sulla strada dell’integrazione è il momento di un passo importante. Da oggi gli immigrati potranno infatti partecipare ai concorsi della pubblica amministratore e ambire quindi al posto fisso in ospedali, enti locali, ministeri, scuole e aziende pubbliche. Una novità, perché fino ad ora per un contratto a tempo indeterminato in queste strutture era necessaria la cittadinanza in un paese Ue. La rivoluzione arriva con la Legge europea 2013, approvata ad agosto per recepire le normative europee ed evitare così l’apertura di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. “Si tratta di un diritto riconosciuto in ambito europeo – sottolinea il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge -. Tutti quegli stranieri che vivono il Paese come la propria terra possono 
indubbiamente rappresentare un valore aggiunto e strategico in ambito
economico, culturale e sociale”.

La novità permetterà agli stranieri extracomunitari che già hanno un lavoro precario all’interno della pubblica amministrazione di essere stabilizzati. Per partecipare a un concorso dovranno comunque dimostrare di conoscere la lingua italiana. La nuova legge pone poi delle limitazioni. Innanzitutto gli immigrati non potranno entrare nella magistratura, nella polizia o nell’esercito, dal momento che potranno aspirare soltanto a ruoli che “non implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri, ovvero non attengono alla tutela dell’interesse nazionale”. La normativa europea appena recepita dà inoltre la possibilità di partecipare ai concorsi pubblici solo a chi è in possesso di un permesso di soggiorno CE di lungo periodo (la vecchia carta di soggiorno a tempo indeterminato, che può essere richiesta solo da chi possiede un permesso di soggiorno da almeno 5 anni), a chi ha ottenuto lo status di rifugiato oppure la protezione sussidiaria, associata a un permesso di soggiorno di tre anni per chi, pur non essendo soggetto a persecuzione personale, rischia di subire danni gravi nel caso di ritorno nel paese di origine. Restano dunque esclusi gli stranieri con permesso di soggiorno semplice a tempo limitato. In fase di discussione alla Camera Pd, Sel e M5S hanno cercato di allargare le maglie delle assunzioni pubbliche anche a loro. Ma la proposta è stata per il momento accolta solo come un impegno del governo a “valutarne la possibilità”.

La nuova normativa rappresenta in ogni caso un balzo in avanti nel processo di integrazione degli immigrati. Il riconoscimento di “un principio di civiltà e democrazia”, per dirla con le parole del segretario generale della Fp Cgil Rossana Dettori. “Non è
 accettabile che gli stranieri occupati in strutture pubbliche lavorino in situazioni precarie”, sostiene Dettori, che ricorda come in molti ospedali e in centri per l’assistenza agli anziani siano già impiegati molti medici e infermieri provenienti da altri paesi, che finora non avevano alcuna possibilità di essere stabilizzati. Soddisfatto anche il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy che parla di “una regolazione equilibrata e senza
corsie preferenziali, in modo tale che l’integrazione degli immigrati 
avvenga in base al merito e alla professionalità”.

Di avviso opposto la Lega, che alla Camera ha cercato di opporsi all’approvazione del testo. Secondo Massimiliano Fedriga, membro della commissione Lavoro di Montecitorio, “ci troviamo in un periodo di
 crisi occupazionale ed economica tale che ampliare la platea di coloro 
che possono accedere ai concorsi pubblici è un’operazione 
puramente demagogica”. Le buone notizie per gli immigrati non si fermano alla questione lavoro. La Legge europea ha infatti previsto anche l’estensione dell’assegno per le famiglie numerose agli stranieri, sempre in possesso di carta di soggiorno. Un contributo concesso ai Comuni e sinora
riservato solo a italiani e cittadini europei.

fonte: ilfattoquotidiano.it

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