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I 15 anni di governo della Fnc IPASVI di Silvestro – Rocco raccontati dal presidente del collegio IPASVI di Bari.

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Pubblichiamo l’editoriale di Saverio Andreula tratto da “FiloDiretto” n. 3-4/2012 dove il presidente del Collegio IPASVI di Bari fa una analisi graffiante sul fallimento di un progetto. Un’analisi chiara, che attualizza il momento particolare che vive la nostra comunità professionale.

“…molti sono a chiedere spiegazioni sulla nostra difficoltà di intraprendere azioni di rappresentanza professionale capaci di “far valere” in ogni ambito il proprio mandato istituzionale.”

… l’IPASVI è un gruppo professionale che deve porsi come “soggetto politico”, che a pieno titolo discuta di riconversioni organizzative,di modelli assistenziali innovativi, di potenzialità e prospettive professionali: (XIV Congresso nazionale IPASVI – Roma – ottobre 2005).

E’ questa una delletante ricorrenti “declinazioni espressive” riportate in evidenza in tutte le occasioni pubbliche dal nostro “sistema professionale” mirate a rafforzare il ruolo della nostra rappresentanza professionale a cui votati a vario titolo gli organi della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI.

Anche l’ultimo Congresso Nazionale si è avvitato sulla stessa declinazione. I desiderata della nostra comunità professionale, lo si ammetta, specie in quest’ultimo periodo, stentano a definirsi, anche perché, si ritiene soffocati da scelte politiche “inopportune” e poco efficacemente contrastate dalla nostra azione di rappresentanza professionale. Tra le altre grandi tegole, di cui bisogna discutere e riflettere, nelle sedi istituzionali preposte, sono da evidenziare in particolar modo: sul “Piano Sanitario Nazionale 2011- 2013” e “La delega governativa sull’istituzione dell’Ordine degli Infermieri”.

Il Piano Sanitario 2011-2013 Lo scorso settembre la Conferenza Stato Regioni ha approvato il PSN 2011-2013 approntato dal Ministero della Salute e valutato dalle competenti commissioni parlamentari. Il PSN, atteso le modifiche costituzionali intervenute, rappresenta un documento di indirizzo e di programmazione sanitaria che impegna le Regioni nel loro ruolo istituzionale di autonomie locali competenti in materia di sanità. Il PSN contiene, tra l’altro, un intero paragrafo (punto 1.6) di seguito nel riquadro n. 1 che si occupa di risorse umane. Si riporta in sintesi il paragrafo lasciando al lettore la più ampia valutazione sui distinguo che l’articolato esprime tra la professione sanitaria di MEDICO rispetto a quella di INFERMIERE in tema di formazione e di esercizio professionale. Ciò posto, mi fermo a considerare “tristemente” il fatto che il nostro organismo di rappresentanza istituzionale nazionale (il Comitato Centrale della Federazione Nazionale IPASVI), che vanta delega di rappresentanza per conto del Ministero, non si è neppure reso conto dell’iter seguito dal PSN e non risulta abbia mai partecipato a nessuna forma di consultazione istituzionale sulla redazione dello stesso, diversamente da quanto fatto, sapientemente, da altre rappresentanze professionali.

 La delega governativa sull’istituzione dell’Ordine degli Infermieri Come tutti sanno la legge 1º febbraio 2006, n. 43, all’articolo 4 ha riconosciuto alle professioni sanitarie incardinate nell’ordinamento universitario e definite per singolo profilo, il “rango” di professioni sanitarie che svolgono, in forza di un titolo abilitante rilasciato dallo Stato, attività sanitarie al pari, “per intenderci”, a quelle mediche.

Purtroppo, come molti colleghi sapranno e come sicuramente sanno i tanti operatori delle professioni sanitarie, alla legge n. 43 del 2006 non é mai seguita la decretazione legislativa prevista della delega contenuta all’articolo 4 della legge stessa per una serie di ragioni, alcune delle quali ci chiamano a nostra specifica responsabilità.

Nonostante la volontà degli schieramenti di maggioranza ed opposizione della scorsa legislatura concretizzatasi nella decisione del procrastinare di diciotto mesi il termine per l’esercizio della delega, inizialmente previsto di soli sei mesi, a distanza di anni, non solo non si è provveduto a disciplinare il settore ma si è anche lasciata decadere la delega prevista.

Molti ricorderanno il vano tentativo di indurre il “Governo” alla decretazione in scadenza della delega prevista posto in essere dal “gruppo di professionisti sanitari” interessati alla definizione normativa. Essi elessero nel proprio interno la Presidenza attribuendola a “Silvestro Annalisa” già presidente della FNC IPASVI attraverso l’acquisto di un’intera pagina di un quotidiano nazionale.

La Silvestro firmava il documento per conto di 500.000 professionisti della salute. Mai tanto si è rilevata una scelta strategica inopportuna, visto che il governo dell’epoca snobbò decisamente la richiesta facendo decadere la delega. Si ritiene, visti i risultati (scarsi) che tale scelta è stata sicuramente “inopportuna e miope” per la professione infermieristica. Come si poteva sostenere l’istituzione di Ordini di altre minuscole rappresentanze professionali in un momento politico in cui si discute di “liberalizzazioni” e addirittura di soppressione degli ordini professionali? Una Federazione di Collegi che conta 330.000 iscritti (numero di iscritti IPASVI all’epoca dell’acquisto dell’inserzione, oggi siamo oltre i 400mila) che si occupava di sostenere l’impegnativo iter istitutivo di Ordini per altre professioni piuttosto che sostenere la più semplice e fattibile trasformazione del proprio Collegio in Ordine. Poi un ravvedimento della Presidente, quando il “danno” si era irrimediabilmente consumato, che ha abbandonato il tavolo di confronto e concertazione avviato con le altre professioni interessate, ora impegnate a sostenere il disegno di legge sulla Istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie che nel riquadro 3 si riporta. Ora il Disegno di legge è su un binario morto! Tanto poiché dopo un travagliato iter procedurale, il DDL, giunto in Assemblea il 14 settembre 2011, senza neppure essere discusso è stato sospeso. In sostanza la sospensione tecnica ha il significato di una indisponibilità governativa. Le dichiarazioni del Ministro Tecnico (Balduzzi) al recente Congresso Nazionale IPASVI, rese sull’argomento e tanto enfatizzate, restano lettera morta.

In dirittura d’arrivo, invece, il disegno di legge riportato in riquadro 2 che riguarda la riforma degli ordini dei Medici e Farmacisti a cui non siamo stati capaci di agganciarci per evidente cecità ed incapacità nostra a migliori riflessioni politiche. Gli accadimenti succintamente descritti,fatti concreti, evidenziano il cagionevole “stato di salute” della nostra rappresentanza professionale. C’è da chiedersi:

– Dov’è la debolezza del sistema professionale, incapace di affrontare e di far valere, al pari della professione medica,il proprio ruolo istituzionale?

– Possibile che la “rappresentanza nazionale”, a cui vanno addebitate le responsabilità maggiori della “debole rappresentanza” resta solidamente inchiodata sulle solite persone da oltre un quindicennio?

– Fallito nei fatti, il progetto politico, indicato e sviluppato attraverso il noto“filo rosso Silvestro” è mai possibile che non vi siano alternative valide capaci di rilanciare la rappresentanza professionale? Il ruolo dei Giovani?

Non ho soluzioni preconfezionate per rispondere opportunamente ai quesiti posti ma non vi è dubbio che la maggiore responsabilità dell’attuale stato di cose è nel “sistema di voto” di rinnovo del C.C. della FNC IPASVI. E’ il sistema a determinare alcuni “equilibri” che non reggono la realtà della leadership della professione in ambito nazionale.

Le regole, che molti non vogliono si cambino, diversamente da quanto realizzano nelle elezioni per i Collegi Provinciali (un voto per elettore), purtroppo premia i numeri, in termini di iscritti, che vantano i singoli Collegi a cui spetta un potere elettorale pari a un voto ogni 200. Vi sono Collegi che vantano grandi numeri. Si pensi al fatto che il Presidente del Collegio di Roma e Vice Presidente (da oltre 15 anni) della FNC, Gennaro Rocco (primo Collegio d’Italia per numero d’iscritti), annovera ben 29.922 iscritti e quindi dispone di un potere elettorale pari a 150 schede elettorali (un voto ogni 200 iscritti, a fronte del Collegio di Carbonia – Iglesias (ultimo Collegio d’Italia per numero d’iscritti) che, con 556 iscritti assegna al proprio solo 3 schede elettorali. Ciò detto, è di tutta evidenza che il sistema, premia le “grandi coalizioni”.

Nell’attuale composizione del C.C. figurano quasi tutti i Presidenti di Collegio con il più alto numero di iscritti e quindi di forza elettorale. Ciò spiega, in parte, la ragione per cui vi è scarso interesse a sostenere riforme di sistema della rappresentanza professionale.

Se i numeri rispondevano anche in termini di risultati conseguiti, tutti contenti,ma i fatti sono altri.

Un appello a tutte le forze infermieristiche: lavorare sodo per sostenere il cambiamento nella rappresentanza professionale, nuova linfa alla professione per rilanciare la rappresentanza professionale!

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