Non è passata inosservata la grottesca apparizione del primario di malattie infettive dell’ospedale Maggiore di Novara. Maggiori particolari, in merito alla partecipazione che ora potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla carriera dell’infettivologo, giungono dalle pagine del giornale “Repubblica”
Alla manifestazione No Vax – o, come tengono a precisare gli organizzatori, No Pass – di ieri ad Alessandria c’era anche lui, Pierluigi Garavelli, primario di Malattie infettive all’ospedale Maggiore di Novara, alessandrino, Cavaliere della Repubblica da appena cinque giorni, pioniere delle cure domiciliari per il Covid con l’idrossiclorichina. Proprio per il suo curriculum c’è chi si è stupito a vederlo circondato dai contestatori del Green pass e, molti, anche contrari al vaccino.
“Non ero lì per protestare – assicura – ma per fare informazione come ho sempre fatto in tutta la mia carriera professionale, nelle scuole, negli ambulatori. Ma lo sa che 10 anni fa quando non c’era il Covid ho passato una giornata intera a discutere con 300 donne per convincerle sulla necessità dei vaccini? Chiamare me No Vax è un insulto ed è ridicolo. Lo può fare solo qualcuno che non conosce il contesto. Ad Alessandria sono molto conosciuto per le mie posizioni e ieri sono stato invitato a parlare per fare informazione perché movimenti come quello No vax si creano proprio quando non c’è chiarezza”.
In realtà la partecipazione in piazza rischia di costargli cara. L’ospedale Maggiore di Novara sta valutando l’apertura di un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Domani il direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria Maggiore di Novara Gianfranco Zulian incontrerà i colleghi per valutare la situazione. “Voglio capire a che titolo Garavelli sia andato in piazza e con quale intento. È una vicenda da chiarire”, spiega.
In realtà Garavelli sostiene: “Il mio obbligo nei confronti dell’azienda mi impedisce di divulgare dati dell’ospedale, ma non certo di fare informazione in modo corretto sul Covid o su altri argomenti”. In questo momento il medico si trova in congedo per malattia. “Eppure mi sono preso la briga di presentarmi anche se con il bastone perché, come membro del board nazionale che si occupa di Covid, sento il dovere di intervenire per fare chiarezza quando mi viene chiesto. Quella di ieri non è certo la prima volta”.
Il medico non teme ripercussioni sulla sua professione: “Ho fatto quello che faccio da molto tempo e in molti modi”. E a voler entrare nel merito delle sue dichiarazioni in piazza Garavelli precisa: “Io sono vaccinato, lo è anche mia moglie, non lo sono ancora le mie figlie e sui giovani ho espresso qualche dubbio: questo non fa di me un No Vax, ma un noiosissimo professionista. Io dico invece che il vaccino – e di conseguenza il Green pass – non possono essere un libera tutti. Il vaccino funziona se usato in concomitanza con le cure domiciliari per i contagiati e un’attenzione sempre alta nei comportamenti. Ci sono le varianti che possono “bucare” il vaccino costruito sul ceppo di Wuhan – spiega – Per questo anche con il Green pass devo continuare a mantenere comportamenti responsabili. Sono contrario al fatto che diventi un lasciapassare indiscriminato”. Argomentazioni, queste, che il dottor Garavelli è certo convinceranno anche i vertici dell’ospedale in cui lavora.
Fonte: repubblica.it
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