La richiesta di green pass non comporta la violazione della riservatezza dei dati sanitari. Lo ha stabilito la Terza sezione del Consiglio di Stato con l’ordinanza n. 5130 depositata ieri, respingendo l’appello sollevato da quattro cittadini italiani nei confronti dell’ordinanza cautelare del Tar Lazio che a sua volta gli aveva dato torto. Gli appellanti avevano impugnato il Dpcm del 17 giugno 2021 chiedendone la sospensione e lamentando la lesione della riservatezza sanitaria, il rischio di discriminazioni, nonché il pregiudizio economico per i frequenti tamponi. I Cds ha confermato la pronuncia di primo grado.
Fonte: ilsole24ore
Ultimi articoli pubblicati
- Tribunale di Cosenza riconosce il diritto ai buoni pasto per tutti i turnisti oltre le sei ore
- Coina: “Sanità italiana sempre più alla deriva. Senza investimenti veri sui professionisti, non saremo in grado di affrontare le sfide future”
- Mangiacavalli (Fnopi): “È il momento dell’infermiere di famiglia e comunità. Indispensabile attivare formazione specialistica”
- Malattie croniche, Iss: “Il 18% degli adulti e il 57% degli over 65 ne ha una”
- Inappropriatezza assistenziale, rischio infettivo e responsabilità professionale: la detersione fecale non rientra nel profilo dell’infermiere
Lascia un commento