Il Consiglio di Stato ha recentemente emesso una sentenza (N. 10177 del 28 novembre 2023) che conferma la legittimità di una sanzione disciplinare inflitta a un dipendente pubblico in seguito alla diffusione di un video su WhatsApp. Nel video, il dipendente era visibile mentre correva nudo di sera tra la neve in un bosco, scatenando una serie di questioni legate al decoro e al ruolo lavorativo.
I fatti in questione riguardano un dipendente pubblico, assistente capo, che aveva ricevuto una sanzione disciplinare in seguito alla divulgazione di un video su WhatsApp. Il procedimento disciplinare era stato avviato dopo aver accertato che l’assistente capo non presentava patologie neuropsichiatriche.
Procedimento disciplinare
Il dipendente, nella sua difesa, aveva sostenuto di aver partecipato a una competizione sportiva “estrema” all’estero, che prevedeva la corsa notturna nella neve completamente nudi. Sosteneva che si trattasse di un’attività svolta nella sfera privata, al di fuori dell’orario di servizio, e che la divulgazione del video fosse avvenuta senza il suo consenso.
Decisione del Consiglio di Stato
La sentenza del Consiglio di Stato ha respinto le argomentazioni del dipendente, stabilendo che la diffusione del video su WhatsApp, anche se avvenuta in un contesto privato, può comportare un discredito per l’amministrazione di appartenenza. Nonostante il dipendente non fosse riconoscibile nel video, i giudici ritengono che il discredito può manifestarsi attraverso la visione del filmato da parte di coloro che conoscono personalmente il protagonista, compresi colleghi e abitanti del luogo.
Secondo il Consiglio di Stato, la condotta tenuta dal dipendente è incompatibile con il ruolo lavorativo, caratterizzato da riserbo e contegno. La divulgazione a terzi del video è stata considerata contraria al ruolo esigibile per un appartenente a un corpo che impone uno stile di vita “irreprensibile quanto al decoro, all’immagine offerta ai consociati, all’osservanza dei valori ordinariamente percepiti dalla comunità sociale”.
La sentenza sottolinea inoltre che l’uso dei social media, incluso WhatsApp, costituisce uno strumento non completamente sotto il controllo individuale. Una volta inseriti nella rete, i contenuti possono essere diffusi in modo esponenziale, compromettendo l’intimità e producendo un effetto virale che danneggia l’immagine pubblica del dipendente.
Conclusioni
La decisione del Consiglio di Stato ribadisce l’importanza del rispetto del decoro e del ruolo lavorativo anche nell’ambito privato, sottolineando che le azioni online possono avere impatti significativi sulla reputazione e credibilità di un dipendente pubblico.
Redazione Nurse Times
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