E’ cominciato tutto il 20 febbraio del 2020: è quello il giorno in cui a Codogno, nel lodigiano, venne diagnosticato il primo caso di coronavirus in Europa, quello dell’ormai celebra “paziente 1”.
Due anni dopo la pandemia non è stata solo sconfitta, ma al momento fa registrare un arretramento che porta con sé, dopo la quarta ondata, nuove aperture, l’allentamento di parecchie restrizioni ma sempre il timore che, in autunno, si debba nuovamente alzare la guardia.
Chi la guardia non l’ha mai abbassata è il personale sanitario, in trincea da due anni, anche se gli “eroi” dei primi mesi di pandemia (medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tutto il personale sanitario italiano), è tornato nella amara normalità di tutti i giorni.
Come nel caso degli infermieri italiani, scesi in piazza per chiedere maggiore attenzione anche economica al Governo nazionale.
Le parole di elogio non bastano più, si ripete da più parti, e anche la Fnopi (la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche) ha dovuto chiamare a raccolta tutti gli infermieri negli Stati generali della professione, per far sentire la propria voce a chi Governa il Paese. (https://nursetimes.org/wp-admin/post.php?post=136782&action=edit)
I medici, dal canto loro, hanno visto rimediare in calcio d’angolo al mancato stanziamento di un fondo da 15 milioni di euro per i familiari dei loro colleghi morti per covid. Gli infermieri, invece, aspettano alti segnali dalla politica mentre tutto il mondo sanitario celebra, oggi 20 febbraio, la Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato.
La data non è stata scelta a caso ed è l’occasione per ricordare che, al di là delle belle parole e delle celebrazioni, c’è un modo concreto per esprimere il proprio ringraziamento: serve personale alla sanità italiana. “Mancano medici, infermieri, operatori socio sanitari e chi ci rimette sono i cittadini, perché se manca il personale, minore è l’assistenza” sottolinea Franco Massi, presidente nazionale Uneba.
I numeri sono impietosi e preoccupanti: in 20 anni le Università hanno messo a disposizione 100.000 posti per laurearsi in infermieristica meno del fabbisogno di infermieri, i corsi per OSS spesso scarseggiano di iscritti ed entro il 2027 andranno in pensione 35 mila medici, e probabilmente non tutti saranno sostituiti. I due anni di pandemia hanno solo messo a nudo le criticità del sistema sanitario italiano.
Salvatore Petrarolo
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