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Il 18% dei medici di famiglia rifiuta di eseguire le visite domiciliari

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Case di Comunità aperte h24 e collegate a studi dei medici di famiglia. Numero unico per ricevere assistenza e forte presenza di infermieri. Ecco il “DM 71” con la nuova sanità territoriale
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Il tema delle visite domiciliari tra i medici di famiglia e i pazienti è al centro di un acceso dibattito, evidenziato da un recente sondaggio condotto su 8500 utenti da Corriere Salute in collaborazione con l’associazione Peripato

Un recente sondaggio ha rivelato uno sconcertante 18% di medici di famiglia che rifiutano di effettuare visite domiciliari. La questione ha sollevato critiche nei confronti di una categoria medica che sembra mettere a rischio il benessere dei pazienti.

Realizzata su un campione di utenti di tutta Italia con età media di 61 anni, di cui il 62% affetto da almeno una cronicità, l’indagine evidenzia inoltre come l’1,7% dei rispondenti non abbia il medico di famiglia (per lo più, dopo il pensionamento del precedente) e come il 10% dei medici non usi strumenti di comunicazione per seguire in remoto gli assistiti (il 59% usa il telefono, il 62% l’email, il 33% whatsapp & co). Oltre 4 pazienti su 10 dichiarano difficoltà a contattare il curante, a causa di orari limitati per le visite (1 su 4) o perché le visite sono prenotabili troppo in là nel tempo (uno su sei), o perché è difficile prenotare (un caso su dieci).

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha definito il tasso di rifiuto elevato e ha indicato il crescente carico burocratico come possibile causa. Tuttavia, questa spiegazione sembra insufficiente di fronte alla responsabilità fondamentale dei medici di medicina generale nell’assicurare cure adeguate ai pazienti.

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, ha cercato di minimizzare il problema, suggerendo che il 3,2% delle richieste è un dato esiguo. Una difesa che sembra ignorare la responsabilità etica e professionale dei medici nell’affrontare le esigenze dei pazienti.

Il sondaggio ha anche evidenziato il 10% di medici che non utilizzano strumenti di comunicazione moderni per seguire gli assistiti in remoto. Un’inefficienza che solleva seri dubbi sulla qualità dell’assistenza fornita e sulla disponibilità a utilizzare metodi più accessibili per migliorare la comunicazione con i pazienti.

Rossi ha sottolineato l’importanza dell’assistenza domiciliare, ma sembra ignorare la mancanza di coordinamento e la necessità di una maggiore collaborazione tra professionisti della salute per garantire un’assistenza completa ai pazienti cronici.

In un contesto in cui il sistema sanitario richiede riforme urgenti, i medici di medicina generale sembrano distanziarsi dal loro dovere primario di prendersi cura dei pazienti. Il ruolo essenziale che dovrebbero svolgere nel contenere gli accessi in pronto soccorso sembra essere compromesso dalla loro riluttanza a compiere visite domiciliari.

In conclusione, il quadro che emerge è quello di una categoria medica che, invece di rispondere alle esigenze dei pazienti, sembra rifugiarsi dietro a scuse come il carico burocratico e la mancanza di strumenti di comunicazione. Un vero scandalo sanitario che richiede azioni immediate per proteggere la salute e il benessere dei pazienti.

Redazione Nurse Times

Fonte: Doctor33

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