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I bambini e le adenoidi: quando intervenire.

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I bambini e le adenoidi: quando intervenire.
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Proponiamo un interessante approfondimento sul tema a cura della nostra collaboratrice Milena Mazzone.

Le adenoidi, spesso, rappresentano una causa di ansia per i genitori dei piccoli pazienti, ma quando esse sono davvero un problema? Anzitutto va specificato che tutti i bambini possiedono una masserella di tessuto adenoideo a forma di casco di banane appesa nel rinofaringe, cioè nella zona immediatamente posteriore al naso.

Il nome scientifico delle adenoidi è tonsilla faringea e, insieme alla tonsilla palatina (la tonsilla “comune”), alla tonsilla tubarica e alla tonsilla linguale, formano un complesso sistema denominato anello linfatico di Waldayer. I tessuti linfatici contengono al loro interno cellule del sistema difensivo, i linfociti, e sono in contatto con altre strutture, poste nelle linee difensive più profonde, i linfonodi.

Nei momenti in cui il bambino è sano, il loro compito consiste nell’analizzare i germi che continuamente si depositano sulla superficie delle varie “tonsille” e memorizzarli, facendo una sorta di “schedatura” per preparare un’eventuale risposta futura in caso di malattia. Se invece si sviluppa un’infezione, le strutture linfatiche dell’anello di Waldayer, supportate dai linfonodi, avviano la risposta difensiva con la produzione di anticorpi.

Può accadere che, in seguito a una forte infezione, le adenoidi rimangano danneggiate e diventino sede di un’infezione cronica. In tal caso, anche in assenza di febbre e dolore, dietro il naso del bambino si forma in continuazione del muco/pus che cola verso il basso (quindi verso la trachea ed i polmoni) e causa un’infiammazione del canale che porta l’aria all’orecchio (la tromba di eustachio).

I bambini con adenoidi infette presentano bronchiti ricorrenti, tosse persistente, sordità e otite. Alcuni bambini, pur in assoluta assenza di infezioni, hanno delle adenoidi estremamente voluminose, che causano un blocco meccanico del naso, che risulta chiuso nella sua parte posteriore, e della tromba di eustachio. In tal caso si osservano una respirazione quasi esclusivamente orale, accompagnata da un forte russare, con episodi di apnea, calo di udito e infiammazioni della gola dipendenti dalla continua respirazione orale.

Nei bambini fino a sei anni è abbastanza comune che si riscontrino problemi legati a una patologia adenoidea, che poi regredisce in seguito a un processo involutivo spontaneo che porta il tessuto adenoideo a ridursi progressivamente. È opportuno sottolineare che la patologia adenoidea è molto raramente di origine batterica e, pertanto, l’uso di terapie antibiotiche ripetute risulta poco logico, oltre che pericoloso per la salute del bambino.

Tuttavia, una modesta parte dei bimbi non guarisce con le cure mediche e, in tali casi prende corpo l’ipotesi di un trattamento chirurgico consistente nell’adenoidectomia. La rimozione delle adenoidi è un intervento di breve durata, che viene realizzato abitualmente in anestesia generale.

L’adenoidectomia viene eseguita attraverso la bocca o il naso e comporta la rimozione delle adenoidi mediante currettage (raschiatura) o ablazione con uno strumento diatermico che sfrutta il calore. In entrambi i casi, il tessuto che costituisce le adenoidi viene separato da quello che lo circonda e asportato con uno strumento apposito. Pur essendo quasi completa, l’asportazione, non è mai totale, per non correre il rischio di provocare lesioni alla tuba di eustachio, il condotto che fa comunicare l’orecchio medio con l’esterno, permettendone l’areazione ed il drenaggio delle secrezioni.

L’adenoidectomia si può eseguire:
Attraverso la bocca – E’ la procedura tradizionale e più comunemente utilizzata, che consiste nel passare l’adenotomo (una lama tagliente montata su un apposito manico) dietro l’ugola. Con questo strumento, il chirurgo raschia la parte posteriore della rinofaringe.
Attraverso il naso – E’ una tecnica alternativa, che prevede l’inserimento di un endoscopio attraverso il naso e l’asportazione delle adenoidi mediante specifiche pinze. Per sigillare la ferita operatoria il chirurgo può cauterizzare o applicare dei punti di sutura riassorbibili.

La durata del ricovero ospedaliero è variabile, ma nella maggior parte dei casi non dura più di una notte. Le cure post-operatorie sono, in genere, molto semplici e prevedono l’assunzione di alcuni farmaci per ridurre il dolore e il gonfiore (evitando, però, l’uso di aspirina o suoi derivati che possono favorire l’insorgenza di emorragie). Il paziente sarà normalmente in grado di iniziare a bere liquidi due-tre ore dopo l’adenoidectomia.

Per quanto riguarda la dieta, inizialmente possono essere somministrati alimenti semiliquidi e freddi (thè, brodo, succo di mela, purè di patate, yogurt, ghiaccioli). Da evitare sono invece i cibi acidi o piccanti. Il recupero completo da un’adenoidectomia richiede solitamente una-due settimane. La rimozione delle adenoidi non riduce le difese immunitarie, poiché l’organismo possiede mezzi più efficaci per contrastare batteri e virus. Per questo motivo, se le adenoidi crescono eccessivamente e provocano notevoli difficoltà respiratorie, è indicato rimuoverle chirurgicamente.

Milena Mazzone

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