Promettenti i dati di uno studio che ha valutato lenacapavir, in combinazione con due anticorpi sperimentali, come potenziale regime di trattamento dell’Hiv a lunga durata d’azione.
Il trattamento dell’Hiv potrebbe essere in procinto di entrare in una nuova fase, con regimi terapeutici da somministrare a cadenze molto ampie (ogni sei mesi), senza che ciò riduca la capacità di controllo dell’infezione.
Di recente Gilead Sciences ha infatti presentato i dati di uno studio clinico di fase 1b che ha valutato lenacapavir, in combinazione con due anticorpi sperimentali, come potenziale regime di trattamento a lunga durata d’azione con dosaggio semestrale.
Lenacapavir è un antivirale a lunga durata d’azione, approvato in Europa, Stati Uniti, Canada e Regno Unito, in combinazione con altri antiretrovirali, per il trattamento di Hiv multiresistente nelle persone che non rispondono ad altri trattamenti.
Nella nuova sperimentazione il farmaco è stato somministrato insieme ai due anticorpi ampiamente neutralizzanti, teropavimab e zinlirvimab, in adulti virologicamente soppressi.
Il nuovo regime terapeutico ha consentito al 90% dei pazienti di continuare a mantenere sotto controllo l’Hiv, mantenendo l’Rna virale al di sotto di 50 copie per millilitro. Non sono stati riportati effetti avversi gravi che abbiano costretto a interrompere il trattamento.
“Le nuove opzioni terapeutiche per l’Hiv a lunga durata d’azione guideranno la prossima fase della cura di questa malattia e potrebbero contribuire a soddisfare le esigenze terapeutiche e le preferenze delle persone con Hiv”, ha affermato Joseph Eron, ricercatore principale dello studio e capo della divisione di malattie infettive alla University of North Carolina School of Medicine.
Lenacapavir è stato oggetto di numerosi altri studi. Promettenti i risultati di uno studio in vivo che prevede l’utilizzo del farmaco, in singola somministrazione, come profilassi pre-esposizione (Prep).
Novità anche nel campo del trattamento delle coinfezioni da Hiv ed epatite B, una condizione che riguarda circa l’8% delle persone Hiv positive nel mondo, e fino al 20% in alcune aree del pianeta dove i due virus sono endemici.
Interessanti i nuovi dati dello studio Alliance (sperimentazione di fase 3 tuttora in corso), che sta valutando il regime B/F/TAF (bictegravir 50 mg/emtricitabina 200 mg/tenofovir alafenamide 25 mg compresse) rispetto a quello DTG+F/TDF (dolutegravir 50 mg più emtricitabina 200 mg/tenofovir disoproxil fumarato 300 mg) negli adulti con coinfezione da Hiv-1 e Hbv che stanno iniziando il trattamento. Il nuovo regime ha mostrato un’efficacia comparabile col vecchio protocollo nel controllo dell’Hiv e superiore nel controllo dell’epatite B.
Redazione Nurse Times
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