Vaccino anti-Covid a mRna raccomandato in gravidanza, nel secondo e terzo trimestre. “Relativamente al primo trimestre, la vaccinazione può essere presa in considerazione, dopo valutazione dei potenziali benefici e dei potenziali rischi con la figura professionale sanitaria di riferimento. La vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 è altresì raccomandata per le donne che allattano, senza necessità di sospendere l’allattamento“.
E’ quanto si legge in una circolare del Ministero della Salute, firmata dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza.
Queste raccomandazioni su vaccini anti-Covid, si legge, vengono date “in considerazione dell’attuale scenario epidemiologico e delle crescenti evidenze sull’efficacia e sicurezza della vaccinazione in gravidanza sia nei confronti del feto che della madre, in linea con l’aggiornamento del documento ‘Indicazioni ad interim su vaccinazione contro il Covid-19 in gravidanza e allattamento’, a cura di Iss-Itoss”, Istituto superiore di sanità- Italian Obstetric Surveillance System, diffuso come allegato alla circolare.
“Sebbene la vaccinazione possa essere considerata in qualsiasi epoca della gravidanza, ad oggi sono ancora poche le evidenze relative a vaccinazioni eseguite nel primo trimestre. Le donne che desiderino vaccinarsi in questa epoca gestazionale devono valutare rischi e benefici insieme a un sanitario anche alla luce dell’evidenza che la febbre, che rientra tra le possibili reazioni al vaccino, può causare un aumento del rischio di malformazioni congenite”. Lo scrive l’Istituto Superiore di Sanità.
L’aggiornamento delle indicazioni è stato realizzato, spiega l’Iss, “in considerazione delle crescenti evidenze sulla sicurezza della vaccinazione in gravidanza sia nei confronti del feto che della madre, delle nuove evidenze relative alla maggiore morbosità associata alla variante Delta, della crescente circolazione della stessa variante e del notevole abbassamento dell’età mediana all’infezione in Italia”.
L’Iss sottolinea che, per la vaccinazione anti Covid, “le donne a maggior rischio di contrarre l’infezione da Sars-Cov-2 (per esempio professioniste sanitarie, caregiver) o a maggior rischio di sviluppare una malattia grave da Covid-19 (donne con fattori di rischio come età sopra i 30 anni indice di massa corporea maggiore di 30, comorbidità, cittadinanza di Paesi ad alta pressione migratoria) rimangono il target prioritario per la vaccinazione in gravidanza”.
Il personale sanitario – spiega l’Iss – “è tenuto a illustrare nella maniera più chiara possibile il rapporto tra rischi e benefici, così da permettere a ogni donna di prendere la decisione più appropriata per il proprio caso. I sanitari devono raccomandare la vaccinazione dei conviventi per limitare ulteriormente il rischio di contagio delle donne in gravidanza e durante l’allattamento. Si sottolinea che, se una donna vaccinata scopre di essere in gravidanza dopo aver già ricevuto il vaccino, non c’è evidenza in favore dell’interruzione della gravidanza. Inoltre, se una donna scopre di essere in gravidanza tra la prima e la seconda dose del vaccino può considerare di ritardare la seconda dose fino al secondo trimestre”.
Fonte: salutedomani
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