Alcuni suggerimenti risolvere la cosiddetta questione infermieristica e per rendere più efficiente un sistema salute che presenta annose criticità.
Abbiamo un nuovo Governo, figlio dei risultati delle elezioni politiche di settembre. Qundi un Governo politico e scelto dagli Italiani. Un Governo, come si dice, politico, e non tecnico. Come infermieri, non possiamo fare altro che sperare sia in grado di dare risposte politiche alla gravissima situazione in cui versa il nostro sistema salute.
Per fare questo la prima cosa di cui dovrà occuparsi sarà trovare soluzioni all’annosa e mai risolta QUESTIONE INFERMIERISTICA, da cui deriverà poi tutta la riorganizzazione del sistema. Credo sia del tutto superfluo ricordare che abbiamo un parco infermieri tra i più anziani in Europa: si calcola che entro cinque anni lasceranno la professione per pensionamento non meno di 20mila infermieri.
Inoltre, date le condizioni di lavoro (abbiamo anche il record di minor numero di infermieri in Europa), aggravate da modelli organizzativi davvero troppo obsoleti, che non valorizzano il ruolo e le peculiarità dell’assistenza infermieristica, sempre più colleghi, anche giovani e appena assunti, lasciano la professione e le aziende, oppure decidono di emigrare verso lidi migliori, aggravando sensibilmente le carenze di organico. Senza dimenticare che la fortissima carenza (in alcuni casi la totale assenza) di personale di supporto costringe gli infermieri a occuparsi anche del loro lavoro.
Tutto ciò, oltre a generare il diffuso e odioso fenomeno del demansionamento (o deproffessionalizzazione), certamente aggrava, e non di poco, le carenze di infermieri e la disaffezione verso la professione. Infine un altro fenomeno si sta affacciando in questi ultimi anni: quello della sempre crescente fuga dei giovani dalla laurea in Infermieristica. E ciò fa venir meno i necessari ricambi professionali, figuriamoci l’implementazione degli staffing.
Partendo dall’assunto universalmente riconosciuto che SENZA INFERMIERI NON C’E’ SALUTE, appare quanto mai urgente e non più procrastinabile che la politica si occupi della soluzione della questione infermieristica. La nomina a ministro della Salute di Orazio Schillaci, rettore dell’Università di Tor Vergata, nonché preside della facoltà di Medicina e chirurgia della stessa Università, potrebbe far ben sperare, ma potrebbe anche essere un segnale negativo per la professione. Tutto dipenderà da quanto il nuovo ministro saprà essere autonomo da diverse lobby e da quanta visione scientifica avrà della riorganizzazione del sistema salute.
Ovviamente sul piatto ci sono scelte sì tecniche, ma sopratutto POLITICHE, perchè stiamo parlando di riformare il sistema salute. Ciò comporta necessariamente una questione di visione generale delle cose e la conseguente ricerca di soluzioni sostenibili e innovative. Insomma, ci vogliono idee e volontà di implementarle, costi quel che costi. In poche parole, ci vuole coraggio.
Tre sono le cose che appaiono inrinunciabili in questo periodo storico: 1) rivedere il paradigma stesso del nostro sistema salute, passando dal curare una malattia al prendersi cura delle persone; 2) abbandonare la logica prestazionale in favore di una logica di presa in carico e di medicina proattiva e relazionale; 3) portare definitivamente a soluzione la questione infermieristica, perchè, senza questo, nessuno degli altri due punti potrà mai essere realizzato.
Per quanto riguarda la questione infermieristica, mi permetterei di suggerire dieci punti fondamentali, partendo dal presupposto che bisogna rendere attrattiva la professione sia per chi già lavora che per le nuove generazioni:
- Abolizione del vincolo di esclusività e introduzione di un congruo indennizzo per chi decidesse di restare in esclusiva, esattamente come già avviene con i medici.
- Il nuovo Contratto già oggi attribuisce gli incarichi di natura organizzativa, clinica e formativa, più o meno ricalcando il contratto della dirigenza medica, ma non stabilisce fondi per il finanziamento, e per questo andrebbero implementati stanziamenti ad hoc e andrebbe regolarizzata su base nazionale la loro corresponsione, in modo da rendere fruibile per tutti il sistema degli incarichi.
- Valorizzare la formazione, anche rivedendo il percorso formativo, avendo come obiettivo il portare gli infermieri ad avere tutti una laurea magistrale o specialistica, e aggiungendo i due anni mancanti per dedicarsi alla specializzazione, magari mentre già si può lavorare come generalisti.
- Il Contratto appena firmato (e già scaduto), dal punto di vista economico, non ha rispecchia le aspettative degli infermieri, e perciò il prossimo dovrà necessariamente allineare gli stipendi a quelli europei, altrimenti i giovani che si laureano fuggiranno all’estero.
- Prevedere per gli studenti di infermieristica una remurenazione del tirocinio favorirebbe l’iscrizione ai corsi di laurea.
- Istituire la facoltà di Nursing e aumentare sensibilmente i posti a disposizione nelle facoltà, o meglio abolire il numero chiuso per le matricole di Infermieristica, perchè abbiamo un tremendo bisogno di infermieri e, se non iniziamo a formarne un gran numero, non li avremo.
- Utilizzare per la formazione i tanti infermieri che già oggi hanno una laurea magistrale, facendo ricorso, ove necessario, anche ai colleghi già pensionati, in modo da non disperdere esperienza e competenze.
- Istituire a livello nazionale la figura del direttore dell’assistenza, in staff con la direzione generale, amministrativa e sanitaria.
- Portare a soluzione, tramite la riforma dell’assistenza e del sistema salute, l’odioso problema delle aggressioni al personale sanitario, che non può essere visto come un problema di mero ordine pubblico, ma va considerato un problema generato dalla negazione del diritto fondamentale alla salute.massiccia
- Prevedere nel breve e medio termine una massiccia campagna di assunzioni sia di infermieri (a oggi abbiamo un gap stimato tra le 60mila e le 80mila unità) che di personale di supporto, incidendo profondamente sull’annoso problema del demansionamento (gli infermieri sono merce rara: che facciano il loro lavoro, e non quello di tutte le altre figure).
Per quanto riguarda invece la riforma del sistema salute, credo sia necessario spostare il focus dall’ospedale al territorio, in modo da decongestionare i pochi rimasti aperti, portando la salute nei territori, vicino ai cittadini. In ballo ci sono diversi milioni messi a disposizione dal Pnrr per le strutture e le apparechiature tecnologiche. Si tratta quindi di cogliere l’occasione per dotare il Paese di un sistema salute che si occupi di curare le persone, e non le malattie.
Un sistema salute che i cittadini sentano loro, fruibile e facilmente accessibile. Questo decongestionerà i pronto soccorso, e più in generale gli ospedali, che dovranno essere dedicati esclusivamente all’acuzie maggiore, che non potrà essere trattata nel territorio. Un sistema salute che sia proattivo, capace di prevenire le malattie e di ritardare gli effetti di patologie cronico/degenerative, facendo prevenzione ed educazione, prendendo in carico le persone, le famiglie e la comunità cui fa riferimento, a cominciare dalle scuole, dove andrà previsto un presidio sanitario/assitenziale permanente.
Caro nuovo Governo, di carne al fuoco ne abbiamo tanta. Gli infermieri, da sempre impegnati a garantire la salute dei cittadini, ci sono e ci saranno comunque, con le loro istanze, con i loro concetti, con la loro visione e con il loro immane impegno. Basta saperli e volerli ascoltare.
Angelo De Angelis
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