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Glifosato: Erbicida potenziale cancerogeno e mutageno

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Il glifosato è una molecola della famiglia degli acidi aminati, scoperta da Monsanto all’inizio degli anni ’70. È costituito da un aminoacido, la glicina e da una molecola di acido fosfonico unite tra loro da un ponte di azoto. La sua formula chimica è: C3H8NO5.

Questa molecola inibisce un enzima prodotto dai vegetali (l’enzima EPSPS) bloccando la produzione di 3 aminoacidi aromatici essenziali per la sintesi delle proteine.
Dal momento che tale enzima è presente solamente nel regno vegetale, il glifosato agisce solo sugli organismi vegetali.

Il potere del glifosfato fa si che esso, associato ad altri elementi commerciali con i quali viene mescolato e venduto, venga definito fogliare, sistemico e non selettivo.

Fogliare, perché viene assorbito dalle parti verdi della pianta.

Sistemico, poiché una volta penetrato, il principio attivo si muove verso i punti di attiva crescita (meristemi), causando una lenta morte della pianta dalle sue radici più profonde per mancanza di amminoacidi essenziali.

Non selettivo, poiché esso distrugge ogni organismo vegetale.

I coformulanti sono necessari principalmente per tre motivi:

  • Migliorare le qualità fisiche del prodotto finito (maggiore facilità di distribuzione, minore schiumosità, compatibilità in caso di miscela, ecc.).
  • Massimizzare la bagnatura delle foglie, ovvero la quantità di principio attivo che si deposita sulle stesse.

È noto inoltre che il maggior controllo delle infestanti dipende dalla rapidità di penetrazione dell’erbicida nella foglia dell’infestante. Questa attività normalmente è ridotta in condizioni non ottimali come caldo, freddo o in applicazioni di prima mattina o tardo pomeriggio.

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), organo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che coordina gli studi in campo oncologico, ha classificato fra i probabili cancerogeni il glifosato: il diserbante più usato nel mondo. Scoperto negli anni Settanta e messo in commercio dalla Monsanto con il nome di Roundup, oggi – scaduto il brevetto – il principio attivo è usato nella preparazione di almeno 750 erbicidi destinati all’agricoltura, ma anche al giardinaggio e alla cura del verde pubblico. Già in passato il glifosato è stato messo sotto accusa per i possibili effetti negativi sulla salute, ma nel 1991 l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (Epa) l’ha classificato come sostanza non cancerogena.

La valutazione della pericolosità si basa sulla capacità di indurre tumore nell’uomo e in animali da laboratorio, oppure di provocare modificazioni genetiche in colture di cellule umane. Studi sugli agricoltori suggeriscono che l’utilizzo del pesticida favorisca la comparsa di linfomi non-Hodgkin, questo dato però non è ritenuto decisivo perché è difficile escludere altre possibili cause. Più significative sono state, per gli esperti, la capacità di indurre tumori negli animali da laboratorio e di danneggiare il Dna nelle colture cellulari. Secondo Vincenzo Vizioli, presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab), «i dati storici indicano che la maggior parte delle sostanze che causano mutazioni nelle colture cellulari risultano poi essere anche cancerogene. Il ministero della Sanità dovrebbe attivare una sospensione precauzionale dei prodotti a base di glifosato, fino a che non si avrà la certezza che questa sostanza non sia cancerogena. Il problema è particolarmente grave per il glifosato, a causa della sua grande diffusione».

I titolari dei dicasteri all’Agricoltura e alla Salute contrari all’uso dell’erbicida in Europa.

Un no deciso al Glifosato dall’Italia.

Il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e quello della Salute Beatrice Lorenzin hanno annunciato l’orientamento contrario dei loro ministeri alla riconferma dell’uso della sostanza attiva Glyphosate in ambito europeo. La delicata questione verrà discussa dai Paesi membri questa settimana al comitato permanente sui fitofarmaci. Il glifosato è un erbicida molto diffuso sul quale gli esperti si dividono ancora:  l’Oms, un anno fa, aveva classificato il glifosato – l’erbicida più diffuso al mondo – come “probabilmente cancerogeno per l’uomo”. Di parere opposto l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare di Parma, che ha novembre ha dichiarato: “È poco probabile che la sostanza sia tossica per il Dna o aumenti il rischio di cancro negli uomini”.

L’EFSA e gli Stati membri dell’UE hanno eseguito una valutazione del rischio e una revisione paritetica che aggiornano le nostre conoscenze scientifiche sulla tossicità del glifosato. L’EFSA ha pubblicato le proprie conclusioni sul glifosato come parte integrante di questo processo. Tali conclusioni verranno utilizzate dalla Commissione europea per decidere se mantenere o meno il glifosato nell’elenco UE delle sostanze attive autorizzate e per informare le successive valutazioni degli Stati membri sull’impiego di formulati a base di glifosato sui propri territori.

La tossicità del glifosato deve essere ridefinita. È stata pertanto proposta una dose acuta di riferimento (DAR) di 0,5 mg/kg di peso corporeo. Si tratta della prima volta che si introduce una tale misura protettiva riguardante il glifosato. L’EFSA utilizzerà tale DAR nella propria disamina dei livelli massimi di glifosato, che verrà effettuata nel 2016 in collaborazione con gli Stati membri. Anche il livello ammissibile di esposizione dell’operatore (LAEO) è stato fissato a 0,1 mg/kg di peso corporeo al giorno e la dose giornaliera ammissibile (DGA) per i consumatori è stata fissata a 0,5 mg/kg di peso corporeo, in linea con la dose acuta di riferimento. È improbabile che la sostanza sia genotossica (cioè danneggi il DNA) o che presenti una minaccia di cancro per l’uomo. Non si propone di classificare il glifosato come cancerogeno nei regolamenti UE in materia di classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze chimiche. Nello specifico tutti gli esperti degli Stati membri, con un’unica eccezione, hanno convenuto che né i dati epidemiologici (cioè sull’uomo) né le prove da studi su animali abbiano dimostrato nessi causali tra esposizione al glifosato e insorgenza di cancro nell’uomo. È quindi probabile che gli effetti genotossici osservati in alcuni formulati a base di glifosato siano collegati agli altri componenti o “coformulanti“. Analogamente, alcuni pesticidi a base di glifosato mostrano una tossicità superiore a quella del principio attivo, presumibilmente a causa della presenza dei coformulanti. Nella propria valutazione l’EFSA propone che la tossicità di ciascun formulato e particolarmente il suo potenziale genotossico vengano ulteriormente studiati e trattati dalle autorità degli Stati membri mentre valutano nuovamente gli usi dei formulati a base di glifosato sui propri territori. Questa distinzione tra sostanza attiva e formulato a base di pesticidi spiega sostanzialmente le differenze nel modo in cui EFSA e IARC hanno soppesato i dati disponibili. Per la valutazione UE gli studi condotti con il glifosato erano più pertinenti degli studi condotti con formulati contenenti altri componenti, soprattutto quando gli altri componenti non potevano essere chiaramente individuati.

CALABRESE Michele

CALABRESE Ruggiero

Sitografia e Bibliografia:

www.efsa.europa.eu

www.roundup.it

www.corriere.it

www.repubblica.it

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