Gli Infermieri laureati garantiscono un’assistenza qualitativamente migliore rispetto agli infermieri non in possesso della laurea, secondo una recente ricerca (link).
Lo studio è stato condotto in Qatar poiché, in questo Paese, tutti gli ospedali hanno un eccellente sistema informatico per la gestione delle cartelle cliniche. Il campione analizzato ha compreso 5.000 infermieri e oltre 7.000 pazienti presenti in 7 ospedali differenti. La maggior parte degli Infermieri era di origine straniera (principalmente provenienti dalle Filippine). Circa il 50% dei professionisti era in possesso di Laurea in Infermieristica.
Tutti i pazienti ricoverati che abbiano avuto una degenza superiore alle 24 ore, indipendentemente dalla patologia, sono stati inclusi.
Circa 200 pazienti sono morti durante il periodo di studio.
Analizzando i dati ottenuti è emerso come i pazienti assistiti da un Infermiere laureato avessero maggiori possibilità di lasciare l’ospedale vivi.
La conferma degli studi precedenti
Non si è trattato del primo studio ad aver dimostrato che gli Infermieri laureati siano in grado di assistere meglio i pazienti. I precedenti studi americani hanno dimostrato che il “Failure to rescue” (eufemismo per descrivere il mancato soccorso) post-operatorio sia inferiore negli ospedali dove esercitino una percentuale maggiore di infermieri laureati rispetto ai non laureati.
Un lavoro recente europeo, che ha coinvolto 9 stati e che ha analizzato oltre 400.000 pazienti, ha mostrato che i pazienti ricoverati nei nosocomi nei quali siano presenti più Infermieri laureati rispetto ai non laureati avrebbero una probabilità maggiore di abbandonare l’ospedale in vita.
Ma la ricerca condotta in Qatar è stata l’unica ad aver messo in relazione i dati riguardanti ogni singolo Infermiere che si sia preso cura di uno specifico paziente relazionando il tutto con l’outcome.
Gli altri studi statunitensi ed europei non avevano mai messo in correlazione questi elementi avendo analizzato i soli dati aggregati. Per questa ragione non è stato possibile affermare con certezza che non potessero esistere altre spiegazioni per i risultati ottenuti.
Proprio come gli altri studi, anche la ricerca qatariota ha dimostrato che, il numero di pazienti assistiti da ogni singolo infermiere sia inversamente proporzionale con la speranza di sopravvivenza al periodo di ospedalizzazione.
Siamo stati attenti ad escludere altri fattori che avrebbero potuto influenzare l’aspettativa di vita del paziente ricoverato. I malati defedati o ospedalizzati da molti mesi sono stati considerati come inclini a morire per altri motivi non direttamente correlabili con la tipologia di assistenza infermieristica ricevuta. Sia considerando i dati esclusi che non considerandoli i dati emersi hanno dimostrato che la probabilità di sopravvivenza al periodo di ospedalizzazione sarebbe maggiore qualora vi siano molti Infermieri laureati.
Il livello ottimale
Ovviamente, a causa degli eccessivi costi e dei vincoli organizzativi, non è stato possibile analizzare tutti gli ospedali in Qatar. In base ai dati analizzati è stato determinato che, il livello ottimale di Infermieri laureati si aggirerebbe attorno al 70% degli Infermieri totali operanti in un ospedale.
All’aumentare della percentuale di Infermieri laureati oltre il 70% non corrisponde un incremento della speranza di sopravvivenza del paziente.
Pertanto non sarebbe necessario che tutti gli Infermieri fossero laureati ma sarebbe ottimale che il numero di Infermieri non laureati fosse minore rispetto a quello degli Infermieri formati dalle università.
Il fatto che i pazienti assistiti da Infermieri laureati abbiamo maggiori possibilità di sopravvivenza rappresenta una buona notizia per le università che formano nuovi professionisti.
Simone Gussoni
Fonte:
Lascia un commento