Dopo i recenti fatti di cronaca sulle varie aggressioni il collegio IPASVI di Asti invita a riflettere, ancora una volta, su come sia percepito il ruolo dell’infermiere nella società italiana.
Il pensiero corre ai Pronto Soccorso, dove, per la natura stessa del servizio, i colleghi si trovano ad affrontare situazioni di stress elevatissimo. L’infermiere diventa il parafulmine contro cui gli utenti sfogano la loro rabbia per le ore di attesa, un problema di salute ancora non indagato, l’ennesimo codice rosso che li sorpassa, e le modalità con cui tale sentimento viene espresso vanno spesso al di là di ogni principio di logica ed educazione.
Molto spesso l’utenza sfoga tutta la sua ira e frustrazione verso l’infermiere attraverso gesti come arroganza, pretese, ineducazione che oramai sono diventati all’ordine del giorno.
Il collegio IPASVI di Asti ricorda che oltre ai vari Pronto Soccorso, ci sono altre forme di filtro tra gli utenti e le varie strutture ospedaliere, come il medico di famiglia, ma ciò molto spesso non avviene, creando accessi impropri ed intasando i vari servizi.
“Il cittadino ha tutto il diritto di pretendere un servizio efficiente – continua il collegio IPASVI di Asti nel suo comunicato – ma se questo viene utilizzato impropriamente, la responsabilità del disservizio ricade anche su di esso. La morale, caro cittadino, è inevitabile: prima di aggredire gli operatori del Pronto Soccorso (come pure quelli di qualsiasi realtà sanitaria), e addirittura riversare inchiostro su stampa e social network, dovresti fermarti a riflettere su come sarebbe stato conveniente, anziché umiliarlo e sovrastare continuamente il suo tono di voce, ascoltare quell’infermiere “che non capisce niente”, perché quest’ultimo è un operatore competente che sta lavorando, salvando vite umane, perché ha valutato che fosse la cosa giusta, e perché, con tutta la sua formazione, esperienza, e il suo vivere quotidianamente quella realtà, magari avrebbe potuto aiutarti ed insegnarti qualcosa”!
Savino Petruzzelli
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