Giuseppe «Joe» Ulleri era un uomo di 64 anni affetto da sindrome di Down. Originario della Sardegna, si era trasferito a Manchester da molti anni con la famiglia. È morto in un ospedale dello Lancashire ufficialmente a causa di una polmonite.
Ma la causa del decesso non sembrerebbe essere stata quella. A distanza di oltre 2 anni, un’inchiesta ha accertato che «per 19 giorni», fosse rimasto ricoverato senza assumere nessuna forma di nutrimento. Ciò avrebbe contribuito negativamente aggravando il quadro clinico e determinando la sua morte.
La storia di Giuseppe è anche quella della battaglia di suo padre, morto poche settimane prima di scoprire quale fosse la verità, e di suo fratello Giovanni. Entrambi hanno portato avanti la battaglia per capire cosa fosse davvero successo a Giuseppe. «Joe», così come voleva essere chiamato dagli amici del centro assistenza per disabili nel quale viveva, a Manchester.
Una notte, venne ritrovato a terra, in seguito ad una brutta caduta. Dopo un breve ricovero in pronto soccorso, venne dimesso, nonostante più tardi, fosse stata scoperta una frattura al polso e all’anca. Il giorno seguente è il personale della struttura in cui Giuseppe vive a riportarlo in ospedale. Lì, ricoverato, non uscirà più.
«I medici ci hanno spiegato che le ferite che aveva, anche date le sue condizioni, erano gravi ma che non era in pericolo di vita». In ospedale, al Manchester Royal Infirmary, il 9 marzo gli viene inserito un sondino naso-gastrico per alimentarlo, ma dopo un giorno viene rimosso perché «gli dava fastidio» spiegano dall’ospedale. «Per diverso tempo è stato senza nessun tipo di nutrizione» ha spiegato il coroner Angharad Davies. Solo dopo il 19 marzo i medici hanno deciso di posizionare una sonda gastrica direttamente nello stomaco di Giuseppe.
«Perché ci hanno messo così tanto?» si è chiesto inutilmente il fratello Giovanni. Dopo il 20 marzo l’uomo muore per una «polmonite ab ingestis». Al momento del primo ricovero pesava 56 chili, quando è morto ne pesava 44.
La giuria di sei uomini e cinque donne ha stabilito che «negligenze nella cura», l’incapacità di «fornire nutrimento», e il fatto che sia stato alimentato in «posizione supina» sono tutti fattori che hanno contribuito alla sua morte. «Joe era la persona più buona e gentile al mondo ed è morto nel modo più terribile» hanno detto i famigliari dopo il verdetto della giuria. «Speriamo che quello che è accaduto a lui possa portare a un cambiamento, perché troppe volte – ha aggiunto il fratello Giovanni – le persone con disabilità vengono trattate come cittadini di serie B e muoiono nell’indifferenza generale».
Lascia un commento